Stadio stop, se ne riparlerà

La Gazzetta dello Sport (A.Catapano) – In questa storia dello stadio della Roma, che somiglia sempre più ad un pasticciaccio, si torna ciclicamente a scomodare il Flaiano de «la situazione è grave ma non seria». È grave che un progetto da un miliardo e mezzo di euro, censurabile sotto alcuni profili ma concepito e studiato seriamente, con la logica di consentire ai privati di arricchirsi entro certi limiti, e soprattutto a patto di realizzare tante e tali opere pubbliche da migliorare la qualità della vita dei cittadini, sia finito in un tritacarne di incontri carbonari e trattative al ribasso degni della peggiore politica. E non è seria un’amministrazione che sul piano politico prova a forzare le regole, mentre i suoi tecnici continuano a segnalarle che così non va.

CI RISENTIAMO – È successo di nuovo, a distanza di pochi mesi. Due giorni fa, all’ora di pranzo la Giunta Raggi deliberava una memoria con le linee guida da seguire per la revisione della pubblica utilità del progetto Tor di Valle, con l’intento dichiarato (dall’assessore Frongia) di sfruttarla per convincere la Regione a congelare i pareri (negativi) espressi finora sul vecchio progetto e tenere in piedi l’attuale Conferenza di servizi il tempo necessario per registrare gli atti sul nuovo (che non ha le stesse infrastrutture), senza dover ricominciare daccapo. Già in questi termini, senza una nuova delibera di pubblica utilità e senza la variante al prg, era un’impresa titanica. Poche ore dopo, è arrivata la mazzata. Poche righe, ma inequivocabili, per metterci una pietra sopra: «… si dichiara che non si possono ritenere completamente soddisfatte le condizioni per superare il dissenso di cui al parere unico di Roma Capitale». Così scriveva l’ingegner Fabio Pacciani, rappresentante unico del Comune nella Conferenza di servizi. Poche righe, che raccontano tre cose. La prima: la documentazione integrativa richiesta a Eurnova dopo il parere negativo espresso il 1° febbraio sulla prima versione del progetto, non è stata ritenuta soddisfacente. La seconda: su quel progetto resta il parere negativo, puntualmente inviato in Regione, senza minimamente tenere conto della mozione approvata dalla Giunta. La terza: mercoledì la Regione non potrà che avviare le pratiche per la chiusura della Conferenza di servizi. La quarta è una logica conseguenza: per licenziare lo stadio della Roma e dare il via libera a costruire ci risentiamo tra un annetto.

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