Vogliono bloccare lo Stadio della Roma

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«Quello stadio non s’ha da fare». Sembra che a qualcuno – paradossalmente proprio nella capitale – l’idea che la As Roma riesca a costruire un stadio di proprietà non piaccia proprio. Quando ormai la strada sembrava in discesa, dopo l’approvazione della commissione urbanistica in comune, è arrivato il fulmine a ciel sereno.
Nel bel mezzo del decreto Sblocca Italia, in conversione in questi giorni in Parlamento, è spuntato un emendamento subito ribattezzato “ammazza stadio della Roma”.
Infatti, il parlamentare romano Umberto Marroni, capocorrente del Pd Romano, e Roberto Morassut, anche egli deputato romano del Pd ed ex assessore all’Urbanistica della Capitale, sotto il sindaco Walter Veltroni, hanno fatto lo sgambetto a Pallotta e compagni, mettendo in pericolo uno degli investimenti più cospicui pensati nella Capitale dal dopoguerra ad oggi da un investitore straniero.

 

Spulciando il testo del decreto legge, che deve essere convertito ora dal Senato, dopo l’approvazione alla Camera, ci siamo accorti che nella Commissione Ambiente – cofirmatari Elena Carnevali, Luca Pastorino e Teresa Piccione – i due parlamentari hanno presentato un emendamento, poi approvato con diversa formulazione, in commissione. Ecco l’emendamento presentato, in formula originaria, all’art. 17 co. 1 lett. g), la lettera d-ter del seguente tenore:
“alla valutazione del maggior valore generato da interventi su aree o immobili in variante urbanistica, in deroga o con cambio di destinazione d’uso. Tale maggior valore, calcolato dall’amministrazione comunale, viene suddiviso in misura non inferiore al 50 per cento tra il comune e la parte privata ed erogato da quest’ultima al comune stesso sotto forma di contributo straordinario, che attesta l’interesse pubblico, in versamento finanziario, vincolato a specifico centro di costo per la realizzazione di opere pubbliche e servizi da realizzarsi nel contesto in cui ricade l’intervento, cessione di aree o immobili da destinare a servizi di pubblica utilità, edilizia residenziale sociale o opere pubbliche;
Secondo molti esperti la proposta renderebbe impossibile lo “scomputo” del contributo straordinario (e cioè la possibilità di eseguire opere in luogo del pagamento), prevedendosene unicamente il “versamento finanziario”.

Praticamente con questo emendamento – trapela da Trigoria – il progetto dello Stadio della Roma sarebbe morto. Lo Stadio della Roma non vedrebbe mai la luce. Inoltre, con queste condizioni, sarebbero numerose le opere che rischierebbero di non vedere più la luce.
Non solo, a quanto risulta a Giornalettismo, sia Marroni sia Morassut non hanno condiviso l’emendamento con il Pd Roma che si è schierato – come è evidente a tutti – su altre posizioni.

In pratica si tratterebbe della parola fine al progetto dello Stadio della Roma che si dovrebbe costruire a Tor di Valle. Quel progetto che la giunta del Comune di Roma ha approvato, che sta avendo tutti i via libera necessari, e che è in attesa di essere votato dal Consiglio Comunale. Una parola che fine che sarebbe scritta e firmata dai due avversari storici dello stadio di Tor Di Valle.
Con questo emendamento, inoltre, il Comune sarebbe costretto a mettere in gara le opere programmate per “ricompensare” la collettività, come la nuova fermata della metro, o il ponte pedonale e tutte le altre. Insomma, invece di essere ammortizzate da chi sta già effettuando i lavoro, con risparmi evidenti per tutti, chi vincesse l’appalto dovrebbe partire da zero, con i costi totali dell’intero progetto che schizzerebbero alle stelle.

 

Una soluzione che evidentemente soddisfa soltanto chi oggi è tagliato fuori da questo progetto edilizio, rimettendolo in gioco.
Fortunatamente per il progetto dello Stadio, voluto sia dal Sindaco Marino, sia dalla maggioranza in consiglio comunale, a mettere una pezza al tentativo di Marroni e Morassut è arrivata sempre in commissione la richiesta della relatrice Chiara Braga di riformulare il testo. Anche perché, secondo quanto indicato dai tecnici, l’emendamento sarebbe potuto andare in contrasto con le leggi regionali, complicando il discernimento delle relative competenze. E rischiando addirittura il conflitto costituzionale secondo il TITOLO V della Carta.
Per questo è stato aggiunto, nella seduta del 17 ottobre , un «4 bis»:
4-bis. Con riferimento a quanto previsto al secondo periodo della lettera d-ter) del comma 4, sono fatte salve diverse disposizioni delle legislazioni regionali e degli strumenti urbanistici generali comunali.»
Secondo alcuni esponenti del Pd, da noi contattati, questa riformulazione, potrebbe permettere di “salvare” lo stadio della Roma in sede regionale, anche se non tutti sono concordi su questa interpretazione.

A Giornalettismo, inoltre, risulta che lo stesso Sindaco di Roma, Ignazio Marino, avvertito dell’approvazione di questo emendamento, si sarebbe piuttosto adirato, anche perché l’emendamento in qualche modo supera e rende inutile il famoso accordo di New York con James Pallotta.
Insomma, la strada che porta alla costruzione dello Stadio della Roma sembra ancora molto lunga. E, soprattutto, tormentata.

 

 

giornalettismo.com

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