Lo stadio è già costato 40 milioni

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Detto che le trivelle sono arrivate a Tor di Valle e che, da fine marzo, stanno scavando nei terreni di proprietà della Eurnova del Gruppo Parnasi, restano da capire alcuni elementi sull’operazione Stadio della Roma. A partire dagli aspetti finanziari. Il costo totale del progetto preliminare, dei sondaggi geologici e dei progetti definitivi di tutto il complesso potrebbe superare i 40 milioni di euro e sfiorare i 50. Soldi che, al momento per quanto è dato di sapere, verrebbero investiti dalla Stadio TDV, la società creata ad hoc, con sede a Milano, il cui CEO, è Mark Pannes. Quindi né dalla As Roma né, ovviamente, dal Comune, che in tutta l’operazione avrà solo il compito di incassare soldi, sotto forma di opere pubbliche.

Da chiarire, però, quali saranno poi le ripartizioni interne di questo investimento fra i soci della Società: se, ad esempio,la «quota» dell’investimento a carico del Gruppo Parnasi sarà costituita solo dal valore dei terreni o se si renderanno necessari anche esborsi di denaro liquido. Della partita fa parte anche la Starwood Capital Group.
In seconda battuta, i dati più tecnici. Quanti «buchi» dovranno essere fatti per giungere ad un’analisi del sottosuolo che renda attendibili poi i calcoli strutturali dei progetti definitivi? Il dato è fondamentale per cercare di ipotizzare una tempistica quanto più attendibile nell’esecuzione dei sondaggi. La superficie interessata dall’intero intervento è di oltre 108 ettari, cioè circa 1 milione e 85mila metri quadri. Di questi, 547mila metri quadri di Eurnova, 86mila pubblici e 451mila di privati (quasi tutti di società del Gruppo Armellini) che saranno «assoggettati ad esproprio», come si legge nella delibera del Campidoglio. È chiaro che tra i 108 ettari sono comprese anche le aree a verde che, non prevedendo edificazioni, non necessitano di sondaggi geologici. Ma, sempre stando alle carte ufficiali del Comune, la superficie interessata da edificazioni (Stadio e Business Park) è pari a 38 ettari e mezzo. A questi, vanno sommati anche gli interventi sulle strade, i ponti, gli svincoli, la metropolitana e i parcheggi (non quantificati in delibera): tutte aree sulle quali devono essere rispettate le norme vigenti in materia antisismica e, quindi, oggetto di sondaggi.

Vero è che i proponenti possono portare i progetti definitivi delle opere private anche in un secondo momento, ma appare poco credibile che si rimandino i sondaggi delle private. In sostanza, quindi, pur «scremando» le aree verdi, e utilizzando anche la bibliografia di precedenti sondaggi (di cui, però, occorre comunque verificare l’attuale rispondenza alle norme in vigore), non sono pochi i «buchi» che le trivelle dovranno scavare. In media, una macchina effettua uno/due sondaggi al giorno, alla profondità media di 50 metri. La «maglia» su cui si opera è di un «buco» ogni 50 metri.

Inoltre, va considerato anche un altro fattore di potenziali rallentamenti nella fase sondaggi: non tutti i terreni sono nelle disponibilità dei proponenti. Lo sono, come sottolineato dalla delibera del Campidoglio sul pubblico interesse, solo quelli di proprietà di Parnasi e quelli di proprietà pubblica. Il 41,6% delle aree oggetto dell’intervento è di altri soggetti e, qualora non si giunga ad un accordo bonario fra le parti, si potrebbe rendere necessario ottenere l’«accesso» alle aree in questione. E questo potrebbe aprire la strada anche a quei ricorsi al Tar, ad oggi ancora non percorsi se non da un unico ricorrente che si è visto rigettare la richiesta di sospensiva, poiché le procedure di esproprio ancora non sono iniziate.

È quindi anche in base al numero delle trivelle in funzione – dato non ancora diffuso – che si può prevedere una tempistica attendibile. A fine aprile è previsto il prossimo aggiornamento sullo stato dei lavori tra Pallotta e il sindaco Marino, mentre Pannes ha già programmato un nuovo blitz nella Capitale.

 

Il Tempo (F. Magliaro)

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