Stadio Roma, a Tor di Valle le tribune dell’Ippodromo sacrificate alla viabilità

La Repubblica (L.D’Albergo) – Eppur si muove. Sparito dai radar capitolini, puntati sul concordato di Atac e sulle porte girevoli della giunta Raggi, il progetto dello stadio della Roma è in realtà al centro di continue riunioni in Campidoglio. Nel corso degli ultimi vertici sono stati definiti i prossimi step ed è stato ulteriormente rivisto l’assetto delle opere pubbliche a carico dei costruttori: addio alla replica della tribuna dell’Ippodromo, più fondi sulla mobilità. Andiamo con ordine. Entro i primi giorni di luglio approderà in consiglio comunale la variante urbanistica per la realizzazione dell’impianto di Tor di Valle e del business park sognati dal club giallorosso e dal costruttore Luca Parnasi. Poi, per buttare giù la “convenzione urbanistica” (l’atto che obbliga le parti ai rispettivi compiti e dà il via libera ai cantieri), ci vorranno altri 30 giorni. Insomma, se non ci saranno ulteriori intoppi di natura tecnica o politica, i desideri del presidente italoamericano del team di Trigoria potrebbero essere esauditi: «La prima pietra del nuovo stadio sarà posata entro l’anno — ha promesso James Pallotta lo scorso mercoledì alla radio statunitense Sirius XM — e il nostro obiettivo è ottenere il finanziamento entro i prossimi sei mesi. I banchieri ci stanno lavorando. Per costruire l’impianto? Tra i 26 e i 28 mesi». Quel che più interessa al Comune a trazione grillina, invece, sono le opere pubbliche. La questione della mobilità è la più delicata.

I pareri contrari del dipartimento Trasporti e del Mit hanno lasciato il segno: non si può più sbagliare. Per questo, pur di potenziare il progetto di unificazione della via del Mare e di via Ostiense, le parti sono disposte a più di un sacrificio. Su tutte la ricostruzione degli spalti del vecchio Ippodromo, l’opera di Julio Lafuente in un primo momento vincolata dalla Soprintendenza. Al momento la tribuna-monumento sembra destinata a finire fuori dal progetto. I costi di realizzazione e manutenzione sarebbero troppo alti. Meglio reinvestirli in un museo, ragionano in queste ore le parti, magari con una ricostruzione virtuale del vecchio impianto. E, soprattutto, spostare i fondi sull’asfalto. L’ultima parola spetterà comunque all’Assemblea capitolina. Il patto tra palazzo Senatorio e As Roma, però, è chiaro: lo stadio aprirà solo quando strade e complanari potranno consentire un deflusso regolare a fine match. Ecco, allora, la nuova destinazione delle somme recuperabili con l’addio alla tribuna dell’Ippodromo. Verrebbero reimpiegate per allungare la corsia che dal ponte dei Congressi — il Campidoglio ha avuto rassicurazioni sulla sua realizzazione, ma l’attraversamento sul Tevere arriverà solo dopo l’inaugurazione dello stadio — porterà alla nuova casa giallorossa. Si tratta, con l’obiettivo di chiudere entro l’estate.

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