Il Romanista – “Ecco tutti i segreti del campo”

Ormai da parecchi giorni si sa che sabato sera su Novara cadrà tanta acqua. Condizioni che in altre circostanze avrebbero messo in dubbio la disputa della partita. Che invece si dovrbbero – munque giocare. Anche per merito di quella che alla vigilia era ed è una delle più grandi incognite della sfida. Per certi versi anche più delle doti della formazione di Tesser. Perché per la Roma sarà la prima partita su un campo in erba sintetica. Che sembra essere il futuro dei campi di calcio. Non solo di quelli dei circoli, che ormai la adottano da anni, ma anche a livello dei professionisti, soprattutto nelle città in cui il clima è meno clemente. E’ il caso del Novara, che è stato tra i primi club europei di un certo livello a dotarsi del terreno in erba sintetica.
Per farlo si è rivolta ad una ditta italiana che è all’avanguardia nel settore, la Italgreen, che ha sede a Villa d’Adda, in provincia di Bergamo. Ed è a loro che abbiamo fatto tutte le domande necessarie per togliere molti dei dubbi e delle preoccupazioni che il terreno del Silvio Piola si porta dietro. «Quella adottata è una tecnologia evoluta che è particolarmente proponibile per stadi come quello di Novara, dove c’è un’alternanza di caldo e grande freddo sempre con parecchia umidità. Condizioni terribili per l’erba naturale» ci spiega Danilo Albani, direttore commerciale della Italgreen.
Questo tipo di terreno viene scelto solo in zone di grande freddo? Non solo, ma anche in quelle con alte temperature e carenza di acqua. Ed è adatto in generale sia tra i professionisti, sia tra i dilettanti, per quei casi in cui il campo deve essere utilizzato e calpestato per molte ore al giorno. Veniamo alla struttura di questo terreno. A vederlo da vicino, come è fatto? E’ il risultato della combinazione di vari materiali. La superficie è fatta di un’erba sintetica morbida, che è molto simile a quella naturale. Alta sei centimetri. Il fondo invece è fatto di sabbia. Ma lo strato di contatto con l’erba è fatto con un terriccio in fibra di cocco.
Quale è la differenza rispetto all’erba sintetica sulla quale parecchi anni fa hanno cominciato a giocare tutti quelli che fanno la classica partitella infrasettimanale tra amici? E’ molto diversa. Questa è definita di terza generazione, quella era di seconda generazione. Questa qui è resiliente. Cioè ha la capacità di resistere all’usura, e di adattarsi in modo di tornare alla posizione originale dopo essere stata calpestata.
E nel gioco è del tutto uguale all’erba naturale? A livello di gioco qualcosa cambia. Questo tipo di terreno è leggermente più veloce, soprattutto se l’erba viene bagnata, come avviene spesso. L’effetto è come quello di un’erba naturale tagliata bassa e anche bagnata. Comunque è una tecnologia che ha ricevuto l’ok della Uefa e della Fifa. Anche perché alle spalle di tutto c’è una scienza molto seria e approfondita. Tutti i materiali sono attestati e omologati singolarmente e nel loro complesso. Viene fatto un test sulla capacità di impatto e viene pure simulata una scivolata. C’è poi il test del rimbalzo e quello del rotolamento con la palla che viene fatta scorrere lungo una rampa. Insomma, tutti i dati vengono messi a confronto con i migliori campi in erba naturale. Oltre al Novara ci sono altre società che si sono interessate all’introduzione di questo materiale? Sicuramente le due squadre di Genova e quelle di Verona stanno considerando l’ipotesi. Ma la questione è complicata dal fatto che in questi casi c’è da considerare la gestione dello stadio. Le due società che dividono l’impianto si devono mettere d’accordo tra loro e con il Comune che in Italia è quasi sempre proprietario dell’impianto. Dal punto di vista economico quale è più vantaggiosa? Il rapporto di costo è di 1 a 3. Diciamo che per un campo in erba naturale servono circa 200 mila euro. Per quella artificiale 600 mila. Poi però a fronte dell’investimento iniziale c’è un grosso vantaggio nel tempo. Il campo in sintetico, per utilizzo, equivale a 3 campi di erba naturale e anche i costi di manutenzione sono circa un quarto. E in termini di infortuni? Anni fa, con la vecchia erba sintetica si diceva che il rischio di lesioni aumentava parecchio.
Ora la questione è diversa? Sono stati disputati vari tornei Fifa e sono state create commissioni per gli infortuni. Si è visto che su questo sintetico gli infortuni sono inferiori per numero mentre per varietà sono analoghi a quelli tradizionali. Insomma, dal suo punto di vista, è meglio il campo naturale o quello artificiale? In condizioni ideali forse il miglior campo è quello naturale. Ma per tanti motivi il manto erboso naturale è spesso non soddisfacente, mentre quello in erba sintetica garantisce sempre le stesse condizioni e la stessa qualità. Soprattutto nell’ottica di uno stadio di proprietà da vivere sette giorni su sette. L’erba dello stadio della Juve, ad esempio, pare già in sofferenza. E’ normale, lo stadio è un ambiente chiuso, l’erba non respira. Le squadre avversarie si lamentano mai? Insomma, danno la colpa della sconfitta al sintetico? Qualcuno accampa delle scuse, ma credo siano più fissazioni dei giocatori. A proposito di giocatori, che scarpini si utilizzano sul sintetico? Solitamente vedo che usano i 13 tacchetti in plastica. Però in una partita di Coppa Italia Primavera mi è capitato di vedere che si calzavano scarpe con i 6 tacchetti in alluminio.
Il Romanista – Daniele Giannini

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