Stadio, niente proroga: scintille Raggi-Regione

Il Messaggero (S.Canettieri) – «No, la proroga no», parafrasando Nanni Moretti. Dietro il pasticcio sullo stadio della Roma a Tor di Valle lo scontro è dentro e fuori il Campidoglio. La sindaca Virginia Raggi (M5S) accusa la Regione di Nicola Zingaretti (Pd): «Sono stati gli uffici regionali a non volerla concedere la sospensiva – che avevano richiesto i proponenti del progetto – diversamente da quanto assicuratoci nei giorni precedenti. Spiace che si cerchi di strumentalizzare». Raggi parla di «vecchi trucchi». Zingaretti risponde: «Il verbale della conferenza dei servizi è on line. Siamo, inoltre, disponibili a fornire a Raggi la registrazione dell’intera seduta». E qui c’è il vero giallo che è scoppiato in queste ore che fa agitare ai grillini: se non l’ombra del complotto interno agli uffici, almeno il sospetto che qualcuno si sia messo di traverso. Andando in una direzione opposta a quella della pentastellata. Breve cronologia dei fatti. L’altro ieri, alla vigilia della conferenza dei servizi, la prima cittadina scrive al governatore per anticipargli il «parere favorevole» alla richiesta di Eurnova e della Roma di sospendere l’iter per un mese dopo il nuovo accordo che prevede il dimezzamento delle cubature. Altresì Raggi scrive che l’iniziale parere «non positivo» sul vecchio progetto, quello da 1 milione di metri cubi della giunta Marino, è da ritenersi non definitivo. Proprio perché adesso le carte in tavola sono cambiate.

I PARERI DELLA DISCORDIA – Il problema però sono proprio le carte. Perché ieri il Comune, rappresentato dai dirigenti Annamaria Graziano (responsabile del procedimento) e Fabio Pacciani, al tavolo fa mettere a verbale che «a oggi non è stato presentato alcun nuovo progetto» e conferma «il parere non favorevole già espresso e non fa proprio la richiesta del proponente (i costruttori ndr) riguardo la sospensione». Sintesi: avviene un cortocircuito tra la tecnica (i dirigenti) e la politica (Raggi). Sicché rimangono negativi i pareri della Città metropolitana e del Campidoglio: «Un orientamento – scrive Zingaretti in netto contrasto con la comunicazione ricevuta da parte del sindaco di Roma». Che finora non ha prodotto atti per superare la celebre e vecchia delibera 132-2014 di Marino. Un pasticcio burocratico e politico che fa scoppiare la caccia ai responsabili dentro al Comune. E che allo stesso tempo produce questo risultato: rimandato il termine della decisione al 5 aprile. Ci sarà modo fino al 30 marzo per presentare gli «atti ufficiali» del nuovo progetto. Il parere negativo, replica la prima cittadina praticamente ai propri uffici urbanistici «è relativo al progetto presentato dal Pd con oltre un milione di metri cubi di cemento. Questa amministrazione è pronta a valutare positivamente i miglioramenti già definiti nel corso del confronto con la As Roma».

LO SCONTRO – Paolo Ferrara, capogruppo M5S da ex campione italiano juniores di salto con l’asta qual è, prova ad aggirare l’ostacolo interno: «Mi sembra che ci siano ancora tutti i tempi – afferma il capogruppo M5s Paolo Ferrara – Il Comune il lavoro che doveva fare lo ha fatto e anche bene, ognuno si prenda le proprie responsabilità». Il capogruppo Pd in Consiglio regionale del Lazio Massimiliano Valeriani attacca così: «La Regione attenderà un altro mese per l’acquisizione di atti ufficiali – aggiunge – ma la farsa a Cinquestelle lascia poche speranze». La maggioranza grillina, dice l’esponente dem, «è spaccata e Raggi viene screditato dai suoi uffici». In attesa del calcio è già iniziata un’altra gara: la corsa contro il tempo. «Faremo una nuova delibera, una novazione sul nostro progetto – aggiunge Ferrara – Entro 30, 40 giorni dovrebbe arrivare in Aula».

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