Stadio, ecco tutti i paletti: primi ricorsi sugli espropri

Il Messaggero (L.De Cicco) – Le condizioni per costruire il nuovo stadio a Tor di Valle, con annesso «Ecomostro» di uffici, alberghi e negozi, ora sono nero su bianco: la bozza del verbale della conferenza dei servizi che, a inizio mese, ha dato il via libera (con una lunga lista di «raccomandazioni») a questa controversa operazione calcistico-immobiliare, è stata spedita in Campidoglio. Nel frattempo fioccano i primi ricorsi contro il progetto, che approdano al Consiglio di Stato e alla Commissione europea.

IL VERBALE – I paletti fissati dai tecnici di Regione, Comune, Città metropolitana e ministeri, riguardano principalmente due aspetti: la viabilità (quindi il rischio che il traffico, in questo quadrante, impazzisca definitivamente) e i trasporti pubblici. Sul primo fronte, nel verbale viene ribadita l’importanza dei due nuovi ponti. Tradotto: per non mandare in tilt la circolazione di auto e scooter, servono sia il Ponte dei Congressi, finanziato con i fondi governativi del Cipe, sia quello “di Traiano”, originariamente a carico dei promotori, che invece dovrebbe essere pagato dallo Stato. Così almeno hanno promesso i ministri Lotti e Delrio, anche se finora non c’è stato un atto ufficiale in questa direzione. E anche i tempi di realizzazione sono del tutto incerti. Capitolo trasporti: il verbale finale della conferenza conferma che almeno il 50% dei tifosi dovrà raggiungere il nuovo stadio della Roma con i mezzi pubblici. E qui spunta un altro problema: il prolungamento della metro B non c’è più e i fondi stanziati dai privati per rimettere in sesto la malandata Roma-Lido sono appena 45 milioni. Chiaramente insufficienti per trasformare in unamoderna subway la tratta che anche nel 2017 si è aggiudicata il titolo di «peggiore ferrovia urbana d’Italia».

TEMPI ANCORA LUNGHI – Nodi che, prima o poi, andranno sciolti, per mandare avanti il progetto. Anche perché l’iter deve ancora affrontare diversi passaggi. Dopo Natale, la bozza del verbale spedito a Palazzo Senatorio tornerà in Regione, che approverà la determina finale. Poi da procedura bisognerà aspettare 30 giorni per la pubblicazione dell’atto sull’albo pretorio, più altri 30 giorni a disposizione di cittadini e comitati per presentare osservazioni. Passati questi due mesi, il dipartimento Urbanistica del Comune dovrà vagliare tutte le indicazioni arrivate da residenti e associazioni e presentarle dalla giunta. Poi l’Assemblea capitolina dovrà votare la delibera urbanistica. Solo a quel punto la palla potrà tornare nel campo della Regione, che dovrebbe approvare l’ultimo provvedimento.

AZIONI LEGALI – Sempre che nel frattempo non vengano fuori altri intoppi, magari di tipo giudiziario. Per esempio sul fronte degli espropri. Il 18 gennaio il Consiglio di Stato discuterà il giudizio cautelare sul ricorso presentato da un’impresa, la Cogemi Srl, che possiede alcuni terreni inseriti nel “piano particellare” degli spazi da espropriare, perché considerati nel progetto «funzionali» alla realizzazione dello stadio. I ricorrenti contestano la validità della delibera sulla «pubblica utilità» votata dal Campidoglio a giugno e ipotizzano «ingiusti vantaggi a favore del promotore» privato. In una lettera spedita al Comune tramite gli avvocati, fanno sapere di essere pronti a chiedere «il risarcimento dei danni patiti». La stessa società si è rivolta anche alla Comunità europea denunciando il Campidoglio per la «violazione della normativa comunitaria sugli appalti pubblici» e «l’elusione del divieto di aiuti di Stato posto in essere con agevolazioni e favori verso un solo operatore».

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