Stadio della Roma, Berdini: “Non mi piegai e mi cacciarono, questa storia peggio di Mafia Capitale”

L’ex assessore all’urbanistica della Giunta Raggi, Paolo Berdini ha rilasciato alcune dichiarazioni a proposito dell’indagine che ha portato alla custodia cautelare di nove persone, politici e imprenditori, tra cui Luca Parnasi, Luca Lanzalone e Michele Civita, che hanno gravitato intorno al progetto stadio della Roma a Tor di Valle. Queste le sue parole al quotidiano La Repubblica:

E’ ancora convinto che lo stadio della Roma sia «la più grossa speculazione immobiliare d’Europa»?
Sì e gli arresti di oggi lo confermano: il futuro della città è passato dalle mani pubbliche a quelle private. Non si tratta più di piccoli appalti, come nel caso di Mafia capitale, ma di un progetto enorme.

Luca Lanzalone, l’uomo che per la sindaca Raggi gestì il dossier stadio, la definiva «il pazzo»: che ricordi ha di lui?
Rimango sconvolto da questo giudizio: chi è incolto da un punto di vista morale forse la pensa così. Eppure nelle riunioni che abbiamo avuto sembrava condividere le cose che dicevo. Si vede che fingeva.

Nel suo libro lei, invece, lo definisce «sindaco vicario»: perché?
Dopo l’arresto di Raffaele Marra, 16 dicembre 2016, la sindaca viene commissariata da due fedelissimi di Luigi Di Maio, Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede. Subito dopo la Befana arriva anche Lanzalone che diventa il consulente della sindaca sullo stadio. Badi bene, della sindaca, non dell’amministrazione. Non ha un ruolo codificato eppure prende in mano la situazione e smentisce quello che avevo costruito con i tecnici dell’Urbanistica. È allora che decido di lasciare, al di là di come poi sono andate le cose.

Perché il progetto dello Stadio diventa così importante per l’M5S?
Me lo spiegò il vicesindaco Luca Bergamo. Dopo l’uscita di Francesco Totti, quando disse in tv “Famo ‘sto stadio”, mi chiamò: “Paolo, dobbiamo fare l’impianto, una posizione contraria non la reggiamo in città.

Fu fatto per un consenso elettorale?
È evidente. Io dissi che il consenso si poteva ottenere se avessimo messo mano a un progetto sulle periferie abbandonate. Le buche non ci sono solo oggi, sa? Io provavo a chiedere un intervento organico e invece si pensava che la scorciatoia per il consenso fosse dire sì allo stadio. Panem et circenses.

Dall’ordinanza del gip emerge il sistema corruttivo del costruttore Luca Parnasi: ci provò anche con lei?
Mai, non si sono minimamente avvicinati. Ma la corruzione nell’urbanistica arriva quando mancano le regole. Il governo deve ripristinare l’autorità pubblica nel governo della città.

Che vuol dire?
Basta con l’urbanistica contrattata che qui è nata nel periodo veltroniano e si è fatta malaffare nel periodo di Alemanno. Prima devono venire gli interessi pubblici poi, legittimamente, anche quelli dei privati che vogliono costruire e guadagnare. Ma dietro le trattative che non avvengono alla luce del sole si nasconde di tutto.

Raggi dovrebbe dimettersi?
La sua vittoria arrivò per un’esigenza impetuosa di buon governo e moralità. Dopo due anni di errori colossali bisognerebbe avere l’umiltà di riconoscere gli errori, riprendere il filo e puntare sulle periferie. Se non si fa così, il suo destino, dimissioni o meno, è segnato.

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