Stadio, corsa a ostacoli per non ricominciare tutto

Il Fatto Quotidiano (L.De Carolis) – Un paio di mesi per approvare la nuova delibera, “innovativa” di quella Marino, per poi presentarsi alla conferenza dei servizi. Dove contano di chiudere la partita dello stadio, senza dover ripartire dal via, “perché i nostri legali e quelli della Roma pensano che il progetto possa passare subito”. Ancora euforici per l’accordo di venerdì sera in Campidoglio, i 5 Stelle ostentano ottimismo sul percorso verso il nuovo impianto a Tor di Valle. E stilano il loro crono-programma, con la Roma e il proprietario del terreno, Luca Parnasi. Ma la strada non è tutta in discesa: anzi. Perché bisogna ottenere il sì della Regione Lazio, per ora gelida. Già, perché dentro la giunta guidata dal dem Nicola Zingaretti nutrono forti riserve sull’entità delle opere pubbliche rimaste nel nuovo accordo, come raccontate dalle indiscrezioni (non c’è ancora nulla di scritto). E ritengono che la nuova delibera sul progetto, notevolmente mutato, debba passare da una nuova conferenza dei servizi. E sarebbero tanti altri mesi di lavoro. Non a caso, il M5S pensa a canali diplomatici. Come un incontro tra gli avvocati del Comune, dei proponenti del progetto e della Regione, per fare un punto tecnico. E per aggirare il rischio di una nuova conferenza lavora a una nuova delibera che modifichi profondamente quella precedente, approvata nel 2014 sotto la giunta di Ignazio Marino. Un provvedimento “innovativo”, che però dia continuità al testo approvato tre anni fa. La certezza è che la Roma chiederà una proroga della conferenza fissata per il 3 marzo. Dovrebbe depositarla il giorno prima, il 2, chiedendo quasi due mesi in più. Nel frattempo, il M5S e i “proponenti” lavorano alla strategia.

La linea è ribadire che gran parte delle opere pubbliche previste rimarrà, e verrà realizzata prima dell’entrata in funzione dello stadio: e si parla dell’allargamento della via del Mare, della fermata per la linea ferroviaria Roma Lido, della messa in sicurezza del Fosso di Vallerano e di un’idrovora, necessaria in una zona a rischio esondazioni. Ma un ponte di collegamento verrà posticipato alla realizzazione dell’impianto, (mentre non c’è chiarezza sullo svincolo per la Roma-Fiumicino). E questo potrebbe agevolare il veto della Regione. Assieme alla riduzione di altre opere, come il numero di vagoni della Roma-Lido, secondo le voci ridotti da 15 a 2 (dato che però ambienti comunali contestano come falso). Però il tema rimane quello, se serva o meno una nuova conferenza. E i legali dei 5S e della Roma proveranno a dire di no. Sostenendo che l’impianto rimarrà dove previsto, e che le opere pubbliche sono diminuite poco a fronte del dimezzamento delle cubature. Poi c’è la ragione politica. “La Regione potrà mai assumersi il peso di dire no all’impianto della Roma?” si chiedono nel M5S. Perché lo stadio è anche un gioco: del cerino.

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