Spinazzola: “In Nazionale nessuno ha l’idea di essere più protagonista di altri. A Londra abbiamo fatto la storia”

Leonardo Spinazzola ha rilasciato alcune dichiarazioni al programma tv “Ti sento” in onda su Rai 2. Queste le sue parole:

Sei comodo nella tua timidezza?

Mi piace essere sottotraccia, andare in giro tranquillo. Mi vergogno quando tutta la gente mi guarda, quando vengono al ristorante a chiedermi le foto. Vivrei molto meglio se non fosse così.

 Ti ho visto imbarazzato anche nel rivedere immagini che ti riguardano. 

Sì, io quando faccio interviste non mi riguardo mai.

Volevo sottolineare la gioia di un gruppo di giocatori, quelli della Nazionale, che hanno fatto squadra. Come nasce questa unione?

E’ stata la cosa più bella. Tutti i giocatori devono sapere il proprio ruolo, non devono avere l’idea di essere protagonisti più di altri. Siamo tutti alla pari, quella è la cosa più importante. Il mister ha tanto merito, anche tutto il suo staff. Ci ha trattati sempre tutti nella stessa maniera.

Ti piace essere chiamato Spina?

Sì, meglio di Spinazzola. Odio chiamare la gente che conosco per cognome, mi da un senso di distacco. Meglio Leo.

Con chi sei più unito in Nazionale?

A parte Cristante e Mancini, che giochiamo da tanto insieme, sono molto legato anche a Toloi. Poi ho stretto rapporto anche con Locatelli e Berardi, questi giorni insieme ci hanno unito. Anche Jorginho. Con loro passi dei momenti che ti porterai dietro per tutta la vita, quindi vuoi bene a tutti. Dopo i festeggiamenti per la vittoria nessuno voleva andare via. Io ho provato emozioni incredibili. Fino alla partita con il Belgio ero in un’altra dimensione, stavo benissimo anche in campo. Mi sentivo fortissimo, ma mi ci sento anche oggi. Abbiamo vinto a casa dell’Inghilterra, abbiamo fatto la storia.

Si può insegnare l’equilibrio?

No, si trova. Dalle piccole esperienze, le porte in faccia, gli infortuni. Io ho maturato così. Io nel calcio ho cominciato presto, a 14 anni o cresci subito o torni a casa dalla mamma, io ho maturato presto.

Sei contento della persona che sei diventato? 

Sì, molto contento.

Quale parte di te non ti piace?

Adesso mi piaccio. Ho trovato un equilibrio, sto bene con me stesso.

I proventi del tuo libro andranno tutti in beneficenza al Bambin Gesù. 

Sì, ho avuto la fortuna-sfortuna di andare là tre volte. Ho visitato i bambini, i genitori, le famiglie che soffrono. Il primo pensiero è andato a loro.

Cosa ti passa per la testa in questo momento? Una parola, una frase, una citazione… 

Equilibrio! Questa è la mia parola di ora. Tutti i giorni devo essere equilibrato. Ho avuto la fortuna di trovare il mio equilibrio a 26 anni. Ho trovato l’equilibrio interiore e sono rinato.

Pensi si possa trovare l’equilibrio attraverso le sole risorse interiori?

Sì. Grazie alle cose che ti accadono nella vita, affettiva, famigliare, lavorativa. A gennaio due anni fa dovevo andare all’Inter e io ringrazierò sempre quei giorni a Milano. Sono stati giorni che mi hanno davvero ferito.

Che cosa significa essere un bravo ragazzo per te?

Avere rispetto, essere educato. Questo ti rende un bravo ragazzo e questo io vorrei insegnare a mio figlio.

Mattarella l’ha ringraziata dopo la vittoria degli Europei… 

Non me lo aspettavo, non mi aspettavo tutto questo amore intorno a me. Dentro di me sono morto dalle risate quando ha detto “Dove sta quello con le stampelle”. Penso da dove sono arrivato, all’infortunio che è capitato nel modo e nel momento meno opportuno. Mi è dispiaciuto molto, stavo giocando alla grande il torneo più importante della mia carriera, non me lo sarei mai aspettato, stavo da Dio. Mi sentivo volare in campo.

Ti va di darmi una notizia rispetto al prossimo futuro?

Io ho detto a fine novembre rientro in gruppo, che non significa gioco una partita, ma che è già una grande cosa. Quella è una mia scaletta mentale, per il mio equilibrio. Me lo auguro, perché significherebbe che va tutto alla grande, ma non lo so. Ho doti per le quali mi devo allenare tanto.

Quanto bene ti vuole Roberto Mancini?

Penso me ne voglia tanto. Ogni volta che mi parlava o che mi stuzzicava… Quello è un bene, quando un mister ti sta sempre addosso è positivo. Quello me lo ha sempre fatto capire, anche prima dell’Europeo. Mi sono sempre sentito parte della squadra ed ho sempre sentito la stima del mister nei miei confronti.

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