Spalletti: «Il secondo posto non porta titoli»

Corriere dello Sport (A.Polverosi) – Venticinque tiri col Lione, ventidue col Sassuolo, bastava il risultato di ieri per andare avanti in Europa League e invece il 3-1 agli emiliani basta per riprendere subito il secondo posto. Il primo problema da risolvere era superare il trauma del Lione e la Roma c’è riuscita. Ma la discussione a Roma e dentro la Roma è sempre intorno al futuro di Spalletti. Il tecnico inizialmente doveva presentarsi solo in sala stampa, perché alle tv aveva parlato Pallotta, invece poi è andato anche davanti alle telecamere.

ZERO TITOLI – Il presidente ha detto che spera di avere Spalletti sulla panchina della Roma anche il prossimo anno e l’allenatore ha commentato: «E’ tutto chiaro, è sotto gli occhi di tutti. La Roma è una squadra forte, che ha passato un momento difficile. Però poi bisogna fare risultati e ottenere vittorie che consentono di fare degli acquisti. Si deve fare una valutazione da parte della società guardando al futuro. Se non vinciamo la partita col Sassuolo, passiamo al terzo posto. Questo dubbio può essere stimolante per tutti, anche per i giocatori: devono vincere perché sennò al loro posto arrivano altri più esuberanti. Dobbiamo lavorare da professionisti. Se arriviamo secondi non abbiamo fallito, però rimaniamo con “zero titoli”, come disse Mourinho che in quel momento ce l’aveva proprio con me». Allora il futuro di Spalletti dipende da? «Dai risultati importanti, dalle carte in regola per tutti. La società vuole vincere, e chi guida la macchina ha queste responsabilità. Se sbandi diventa tutto più difficile».

IL FUTURO – Si va avanti sul tema. Gli dicono che, per quanto dichiarato da Pallotta, il contratto dipende da Spalletti. E Spalletti invece: «Dipende da tutti, non solo da me. La Roma deve vincere, qualunque dirigente della Roma dice che qui c’è tutto per vincere. Si parla sempre del mio contratto, ma non conta niente, per me e per tutti». Il tecnico lega il futuro anche all’ambiente creato, secondo lui, dalla stampa: «Io ce l’ho con quelli che ho davanti, si percepisce negli sguardi che ti mandano, i messaggi, gli avvertimenti, è una cosa diversa da quella che vedete fuori (lo dice mentre lo intervistano a Sky, ndr). Io vado in discussione perché è giusto che difenda la Roma, ma la Roma è una cosa differente da quella che vogliono far apparire, Trigoria è un giardino fiorito, l’ambiente è bello. Nella mia prima esperienza avevo ancora due anni di contratto, ma quando sono arrivato quarto, li ho lasciati e sono andato via perché la situazione si era fatta insostenibile». Domanda legittima: ma allora perché è tornato? «Per difendere la Roma dagli attacchi, mi dispiaceva vederla lì, ho due figli romanisti, eravamo finiti in cattive acque. Ci tengo alla Roma». Che si sente sottostimato è possibile, che veda la Roma sottostimata è sicuro. «La Roma l’anno scorso ha fatto quello che ha fatto l’Inter quest’anno. Se si va a vedere qui sembrava di far niente, è stato un litigio continuo. E sempre l’anno scorso, quando abbiamo iniziato, il Napoli era davanti a noi. Vuol dire che i giocatori hanno fatto bene».

«DI FRANCESCO SI E’ OFFERTO» – Sulla partita: «Pensavo di aver fatto la scelta giusta ad aver messo una squadra di corsa, poi con Dzeko diventa una squadra diversa, ma se prendi gol ho sbagliato la formazione ed è giusto che sia così. Dzeko aveva finito male la partita col Lione». Finale con una pizzicata a Di Francesco: «Chissà come avrà preparato questa partita. Come tutti quelli che hanno lavorato a Roma, qui ci vogliono tornare e lui si è giustamente offerto perché è un grande allenatore». Finale-bis: «C’è gente che stappa le bottiglie se mi levo dai c…». Finalissimo: «Da questo momento non parlo più di queste storie». Da oggi, dice Spalletti, si parla solo di calcio e finalmente chi scrive è d’accordo.

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