Il Corriere della Sera (B.Tucci) – Comincia a scricchiolare la Roma di Spalletti, il mister che molti, nei quartieri più giallorossi, chiamano «il verbo». Quando esprime opinioni ritiene siano sentenze della Cassazione, inappellabili. Vorrei solo far notare che la Corte Suprema ha sede in un noto palazzo di Piazza Cavour e non alla periferia sud della Capitale. L’atteggiamento di Spalletti è a volte incomprensibile. A chi gli faceva notare che la Roma si era salvata grazie a un gol di Totti, il mister ha risposto: «Totti non ha salvato nessuno, semmai è la squadra che lo ha messo nelle condizioni di segnare».
Evidente la poca sintonia fra i due. Forse una vecchia ruggine? È giunto il momento che il presidente d’oltre Oceano dica chiaro e tondo al Capitano quale sarà il suo futuro, nero su bianco, di modo che Francesco sia libero di scegliere: rimanere a scaldare una sedia o cambiare maglia e continuare a giocare. Piuttosto, Spalletti pensi alla Champions e al terzo posto che la Roma deve difendere dagli attacchi dell’Inter. Perché se non si dovessero conquistare nemmeno i preliminari dell’Europa che conta, allora, il problema non sarà più Totti, ma, guarda caso, proprio chi allena la squadra.