Spalletti pensa alla classifica: “E’ importante chiudere al secondo posto: abbiamo in mano le chiavi del Paradiso”

Il Messaggero (S.Carina) – «Il secondo posto apre le porte del Paradiso». A pronunciare queste parole non è il presidente Pallotta, già scottato dall’eliminazione nei play off con il Porto e costretto, suo malgrado, a immettere 70 milioni nelle casse del club come versamenti in conto futuro aumento di capitale in previsione di una semestrale chiusa poi a – 53,4 milioni. Non è nemmeno il dg Baldissoni che ha spiegato bene nelle settimane scorse la differenza tra accedere alla maggiore competizione europea per club e non parteciparvi («Vale quasi un quarto del fatturato societario»). A magnificare la possibilità di arrivare secondi è Spalletti. Sì, proprio il tecnico che al momento del suo sbarco a Roma per sostituire Garcia esordì dicendo: «Non sono tornato per arrivare secondo». Lo stesso che da gennaio si è auto-imposto un aut aut («Resto solo se vinco») che nessuno, da società ai media passando per la tifoseria, gli aveva chiesto. A sentire Lucio quelle parole servivano per spronare la squadra a dare il meglio. Da molti, anche a Trigoria, è stato invece interpretato come un modo per prendere tempo, in attesa di un’offerta più allettante.

TENTATIVO DI VIRATA – Suona quindi quantomeno curiosa questa virata a 360 gradi, coincisa nel momento in cui le voci di un suo possibile approdo su un’altra panchina stanno perdendo forza. Il tentativo di risalire la corrente, iniziato da una decina di giorni («Il secondo posto sarebbe un risultato eccezionale») continua. E fa scivolare tutto in secondo piano: «Niente ci può e ci deve distogliere dall’obiettivo. Sarebbe tanta roba ottenuto dietro la Juventus che per certi versi è imprendibile».

COME RUDI – Sembra di riascoltare Rudi il 30 maggio di due anni fa («Siamo i primi dei secondi e più di così non possiamo fare, i bianconeri sono irraggiungibili»). Invece a parlare è Spalletti che poi, sollecitato, prova timidamente ad alzare l’asticella: «Se riusciremo a vincere sempre, vedremo a che punto saremo». Intanto sono bastati 4 gol al derelitto Pescara, per ritrovare la vis polemica, pre e post conferenza: «Lo scorso anno di punti ne ho fatti 46 nonostante quella non fosse lamia squadra, come quella del 2010 non era quella di Ranieri. Mi verrebbe facile difendermi per quella stagione, dove viene scritto (sono passati 7 anni, ndc) che se lui fosse arrivato prima avrebbe vinto lo scudetto. E allora dico che fossi partito anche io l’anno passato dal via, avrei vinto». Nel fiume di parole, trova spazio anche il derby: «Giocarlo a pranzo non mi piace. Ci faremo comunque trovare pronti». Passerella finale per Totti: «Non so se sarà l’ultimo derby. Spero di no, se quello che vuole è continuare a giocare. Però poi considerando chi è Francesco, anche se andasse a lavorare in un’altra realtà, sarà sempre emotivamente coinvolto».

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