Spalletti e la Roma per la Champions. Poi sarà addio?

La Gazzetta dello Sport (A.Pugliese) – Domani se lo ritroverà davanti per la terza volta di fronte su una panchina avversaria, dopo averlo affrontato (e battuto) la scorsa stagione alla guida della Sampdoria e in questa del Milan, all’andata. Ma la storia d’amicizia che c’è tra Luciano Spalletti e Vincenzo Montella affida le sue radici all’inizio degli Anni ‘90, quando ad Empoli prima condivisero da compagni di squadra le avventure dell’epoca del club toscano e poi Spalletti diventò allenatore proprio di un Montella capace, nel 1994-95, di segnare ben 17 gol in 30 partite di Serie C, spiccando da lì il volo verso Genova ed il grande calcio. Ecco, Spalletti per continuare a inseguire il traguardo del secondo posto domani sera si troverà nella condizione di dover battere per la terza volta consecutive il suo ex allievo. Lui, che del resto, alla guida della Roma non perde contro i rossoneri da quasi 11 anni. Un’eternità.

IL RUOLINO Già, in un momento di difficoltà estrema come quello attuale, vale anche aggrapparsi alla storia ed ai numeri. Ed allora conta anche questo, il ruolino positivissimo che lo Spalletti giallorosso ha avuto finora contro il Milan: in tutto 8 vittorie, tre pareggi e una sola sconfitta, che risale addirittura al 14 maggio 2006 (2-1 per i rossoneri a San Siro). Poi sono arrivate ben sette vittorie e tre pareggi (tra l’altro, il Milan è la squadra di Serie A con cui Spalletti ha duellato di più da allenatore, subito dopo l’Inter), un dato a dir poco incoraggiante, almeno per gli amanti delle statistiche. In mezzo, però, anche la sfida di Champions del 2012-13, dove Spalletti una partita stavolta la perse, ma a San Pietroburgo (3-2), sbancando invece San Siro nella sfida di ritorno con un gol di Danny.

LA SITUAZIONE – Ecco, Spalletti penserà anche a questo domani sera a San Siro. Perché va a caccia di una vittoria e di quelle luci che in un attimo potrebbero almeno rischiarire le nubi convogliate su Trigoria subito dopo il derby. Poi, è ovvio, c’è la Juventus, un altro ostacolo durissimo. Ma arrivarci ancora da secondi in classifica darebbe una forza morale al tecnico ed al gruppo importante per affrontare i più forti di tutti. Difficile, invece, che Spalletti sciolga prima del previsto i dubbi legati al suo futuro. Monchi ci sta lavorando su, vuole davvero provare a convincerlo a restare. Bisognerà capire solo che tipo di ascendente lo spagnolo riuscirà ad avere sul tecnico toscano. E se lo stesso Spalletti vorrà essere coerente con se stesso e quanto detto in questi mesi: «Se non vinco vado via» e «Se non rinnova Totti non resto». Condizioni che non si verificheranno e che, a conti fatti, dovrebbero avere come diretta e logica conseguenza proprio il suo addio alla truppa giallorossa.

IL CAMPO Intanto, però, c’è da vincere la sfida di San Siro. Spalletti cercherà di trovare una soluzione alle squalifiche di Strootman e Rüdiger, sicuramente due assenze pesanti. E, probabilmente, lo farà con l’inserimento di Paredes al posto del centrocampista olandese e con lo spostamento di Emerson a destra (e, di conseguenza, la fiducia a Juan Jesus a sinistra), in virtù anche di un Bruno Peres oramai impresentabile (e costato ben 13,5 milioni di euro) e che proprio Spalletti ha chiesto per la sua Roma. Emerson, invece, a San Siro ha segnato il suo primo gol in giallorosso, nella scorsa stagione. «Ricordo l’esultanza, lì ho capito che i compagni mi volevano bene – dice il brasiliano – La partita con il Milan sarà dura, anche loro hanno bisogno di vincere per cambiare la propria situazione. Ma ci aspettano 4 finali e dobbiamo fare più punti possibile». Probabilmente 12, per essere davvero in paradiso.

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