Spallata o un tiro Mancino?

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La Gazzetta dello Sport (S.Vernazza) – Ritorna un classico degli Anni Zero del Duemila. Stasera all’Olimpico, Roma contro Inter, film già visto nel triennio 2005-2008, quando sulle panchine delle due squadre sedevano gli stessi allenatori di oggi, Luciano Spalletti e Roberto Mancini. All’epoca le due rivali si contendevano scudetti e coppe nazionali, mentre la partita di stasera assomiglia a uno spareggio per il terzo posto, che ha la sua importanza perché dà accesso al playoff Champions. L’Inter è quasi obbligata a vincere, una sconfitta la «condannerebbe» all’Europa League.

CONTESTO – Gli spaziali Roma-Inter di sette/otto anni fa maturarono anche perché la Juve venne retrocessa in Serie B causa Calciopoli. Così la stagione 2005-2006, l’annata dello scandalo, la consideriamo fino a un certo punto. Ne teniamo conto per il bilancio degli scontri diretti, ma non per lo scudetto: l’Inter lo vinse in «segreteria» – Mourinho, citazione – e il secondo posto la Roma lo raggiunse allo stesso modo, grazie alle sentenze dei tribunali sportivi. Diverso il discorso per le finali di Coppa Italia 2006, conquistate dalle due con pieno merito e fatte proprie dall’Inter.

LEADERSHIP – In quel periodo la Roma godeva di un Totti fresco trentenne, all’apogeo della carriera. Spalletti gli aveva cucito addosso un abito su misura, Totti falso nove nel quadro di un 4-2-3-1, con Mancini (Amantino, il giocatore) e Taddei sulle ali e con Perrotta trequartista incursore. Interessante il «reset» di De Rossi, fluttuante tra mediana e difesa, secondo necessità. Quella Roma era innovativa, Spalletti aveva oltrepassato le tendenze tecnico-tattiche del tempo. L’Inter poggiava su Ibrahimovic, acquistato dalla Juve nell’estate calciopolesca, ma attorno a Zlatan c’era tanta polpa: Crespo, Cambiasso, Vieira, Stankovic. Squadre forti con leadership spiccate, Totti da una parte e Ibra dall’altra.

BILANCIO – Se si sta ai trofei nudi e crudi, il consuntivo del triennio 2005-2008 sorride all’Inter per 5-3: due campionati, due Supercoppe italiane (la prima contro la Juve), una Coppa Italia. Per le ragioni di cui sopra, non abbiamo conteggiato lo scudetto del 2006, assegnato a tavolino, mentre abbiamo incluso la Supercoppa 2006-2007, che si disputò sul campo. Alla Roma andarono due Coppe Italia e una Supercoppa. La Supercoppa 2008-2009, disputata nell’agosto 2008, va attribuita a Mourinho, subentrato a Mancini. Se si guarda agli scontri diretti tra Spalletti e Mancini nel periodo 2005-2008, si ha l’impressione di un chiaro equilibrio: cinque vittorie Roma, cinque successi Inter, tre pareggi; 24 gol dei giallorossi, 23 dei nerazzurri.

PERCORSI  Oggi come ieri, Spalletti contro Mancini rappresenta una sfida tra due allenatori che vengono da percorsi differenti, per non dire opposti. Spalletti è stato un mediocre giocatore – tanta Serie C, tra Entella, Spezia e Empoli – e ha cominciato ad allenare dal basso, a Empoli in C1. Mancini è stato un fuoriclasse, numero dieci capace di vincere campionati alla Samp e alla Lazio, in squadre per cui lo scudetto rappresentava e rappresenta un’eccezione, e come tecnico è partito dall’alto: alla Fiorentina, in Serie A, la sua prima panchina, e per giunta senza il patentino richiesto. Differenti in tutto, anche nella scelta dell’esperienza all’estero. Mancini ha puntato forte sull’Inghilterra, quattro stagioni al Manchester City. Spalletti è andato a Est, in Russia, nella San Pietroburgo dello Zenit. Club con potenti mezzi e non per caso Mancini al City ha vinto la Premier e Spalletti allo Zenit due volte il campionato russo.

FRECCIATE – Spalletti e Mancini si differenziano pure nel look: pelato il primo, col capello giovanile il secondo. Non crediamo che si amino molto. Spalletti in vigilia ha punzecchiato Erick Thohir, presidente dell’Inter: «C’è chi si accontenta o crede di essere in linea con gli obiettivi pur essendo quinto. Loro (gli interisti, ndr) dovevano vincere lo scudetto, Thohir invece mi sembra sia contento quando gli dicono che è quinto in classifica. Noi dobbiamo assolutamente arrivare terzi». Chiaro che Spalletti ha parlato a Thohir perché Mancini intendesse. Thohir non risponderà alla frecciata per rispetto del «collega» Pallotta – i due presidenti hanno un ottimo rapporto -, però Mancini ha spedito a Spalletti un messaggio pungente: «Speriamo che possa essere una bella partita come quelle che abbiamo vinto in quelle stagioni». Il passato è passato, ma tutto scorre e tutto ritorna. Bentornati a Roma-Inter e buona visione.

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