Il Tempo – Per una volta lo spettacolo si ferma

Il pallone si ferma. Per una volta il dolore è più forte del business, dei calendari e delle esigenze televisive. La Figc ha sospeso tutte le gare del weekend, dal campionato di serie A fino alle serie dilettantistiche. Una decisione assunta con tempestività, pochi minuti dopo la notizia della morte di Piermario Morosini e giusto in tempo per stoppare Milan-Genoa a San Siro. Mentre il presidente del Coni, Gianni Petrucci, ha subito invitato le federazioni a far osservare un minuto di silenzio in occasione di tutte le manifestazioni sportive, Giancarlo Abete ha deciso di andare oltre fermando il campionato, non senza tensione con la Lega Calcio che ora si ritrova a riscrivere il calendario. «Lo stop è stato deciso in autonomia dalla Figc» precisano con freddezza da via Rossellini.

La soluzione è stata trovata dopo ore di consultazioni incrociate con le varie società e le tv: la serie scenderà in campo anche il 25 aprile, sfruttando il giorno festivo e la possibilità di programmare le partite in diverse fasce orarie (12.30, 15 e 18) ma senza sovrapporsi a Real-Bayern di Champions League come impone la Uefa. A sei giornate dal traguardo, con tutti gli obiettivi ancora in ballo, la Lega preferirebbe preservare la sequenza originale delle partite. Quindi la 33ª giornata sospesa ieri si giocherebbe nel prossimo weekend mentre la 34ª (quella di Juventus-Roma e Lazio-Lecce per intenderci) slitterebbe al 25 aprile, a discapito dello stage della Nazionale programmato per il 23 e il 24 e inevitabilmente rinviato. Bisogna però evitare sovrapposizioni a Bergamo, fra Atalanta e Albinoleffe, e a Trieste, fra Triestina e Cagliari (i sardi stanno giocando lì in casa). Altrimenti nel giorno della Liberazione si recupererà il 33°turno. Ieri pomeriggio sono bastate poche telefonate per capire che non c’era alternativa al rinvio. L’Udinese, che fino a gennaio era la squadra di Morosini , ha chiesto di rinviare la partita in programma ieri alle 20.45 con l’Inter: i giocatori, sconvolti, non se la sentivano di scendere in campo. E non lo avrebbero fatto anche a costo di perdere la gara a tavolino. Alle 17.30 è stata disposta la sospensione dell’intera giornata, appena mezzora prima del fischio d’inizio di Milan-Genoa. I giocatori si stavano preparando a San Siro in un clima surreale, con lo stadio che via via si riempiva ma aveva la mente a Pescara. Anche i calciatori, più che pensare alla partita, chiedevano notizie sul dramma di Morosini.

Quando dall’altoparlante dello stadio è stato annunciato il rinvio della gara sono partiti gli applausi mischi a qualche fischio. Milan e Genoa sono rientrate in campo più tardi per allenarsi sul terreno del Meazza. Grande choc nel ritiro dell’Udinese. «È una delle giornate – racconta il presidente Giampaolo Pozzo – più tristi della mia carriera nel calcio. Sono venuto a sentire dalla televisione che era stato male. Dopo un’ora e mezza abbiamo avuto notizia del decesso. L’allenatore e i giocatori si sono subito rifiutati di giocare. Non c’era lo stato d’animo giusto per farlo». Il resto delle squadre ha rivisto i rispettivi programmi. Viaggi di ritorno anticipati per chi, come la Lazio, era già partita per la trasferta: i biancocelesti sono rientrati nella Capitale da Novara ieri sera. La Roma ha fissato un allenamento per stamattina, mentre il presidente Thomas DiBenedetto, in partenza ieri dagli States per l’Italia, ha fatto in tempo ad annullare il viaggio. La notizia della tragedia ha fatto in fretta il giro del mondo, tanto che in Spagna, prima di Real Madrid-Sporting Gijon, è stato osservato un minuto di silenzio mentre il Barcellona ha giocato col lutto al braccio a Valencia. Gli stop del calcio sono una rarità . Dal dopoguerra la serie A, scioperi di giocatori a parte, si era fermata il 5 febbraio ’95, una settimana dopo la morte del tifoso del Genoa Vincenzo Spagnolo in seguito a scontri con i milanisti fuori da Marassi. Un’altra sfida tra Genoa e Milan, un tragico ricorso storico. Altra sospensione il 2 aprile del 2005, in occasione della morte di papa Giovanni Paolo II: e la Lega Calcio decise di allinearsi al lutto nazionale. L’ultimo evento che fermò il calcio fu l’uccisione dell’ispettore di Polizia Filippo Raciti a Catania, il 2 febbraio 2007. Cinque anni dopo il senso d’ingiustizia è lo stesso.

Il Tempo – Alessandro Austini 

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