Corriere dello Sport – Roma, quanti gol da fermo

 A volte il calcio sa essere illogico, contraddittorio, incomprensibile: la Roma del possesso palla, della supremazia territoriale, dei passaggi corti e delle azioni da calcetto, non arriva necessariamente in buca attraverso l’estetica. Anzi, approfitta spesso e volentieri dei tiri piazzati per segnare. E lo fa con maggiore frequenza di (quasi) tutte le avversarie della serie A.

LA STATISTICA –  Più di un terzo dei gol, nelle prime 22 giornate di campionato, è arrivato così: 13 volte su 36. Soltanto nel 2012, la Roma è già a quota 8. Un rigore, una punizione, un angolo convertito in oro. E si festeggia. Un caso? Mica tanto. Dopo aver fatto due reti di fila su angolo di Totti, Juan ha rivelato che c’è la mano di Luis Enrique anche dietro a questa attitudine:  “Ci alleniamo molto sui calci piazzati, abbiamo tanti tiratori che sanno mettere il pallone dove vogliono e i risultati si vedono“. Accidenti se si vedono. Soltanto il Milan, in serie A, si è specializzato di più sulla materia, segnando 15 gol grazie ai tiri da fermo: ma con sei rigori realizzati, contro i due della Roma. Al terzo posto, in questa speciale classifica, vengono Catania e Palermo (12 reti). Ultimo è il Chievo a quota 2.
IN AREA –  Rimanendo alla fase offensiva, molti dei gol piazzati capitano in area di rigore. E infatti la Roma ha segnato l’89 per cento dei suoi gol da vicino: 32 su 36. Anche qui – i due valori sono connessi – viene dietro al Milan che è a quota 36 reti. Tra i gol realizzati con i tiri da fermo, soltanto uno è venuto da lontano: la punizione di Pjanic in Roma-Bologna. Il resto è stato in area, con De Rossi e Juan prìncipi delle mischie: tre gol a testa.
I CAMBI –  Dunque la Roma tesse la tela del gioco, ma cerca anche di preparare schemi vincenti sulle palle inattive. Il sistema, nella testa del capo, è tarato per funzionare a prescindere dagli uomini che lo applicano. Per questo Luis Enrique è uno degli allenatori che cambiano con maggiore frequenza la formazione. Ed è anche uno di quelli che fanno più sostituzioni: ne ha utilizzate 64 sul massimo di 66. Soltanto a Cagliari e a Catania, in una partita in due tempi, ha rinunciato a uno dei cambi. I giocatori più sostituiti sono Lamela e Pjanic, rispettivamente richiamati in panchina 8 e 7 volte. Il record dei subentrati appartiene invece a Bojan, che per metà delle partite (11 volte su 22) è entrato in corso d’opera (segnando 3 gol su 4 proprio partendo dalla panchina).
Corriere dello Sport – Roberto Maida

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