Serie A, rilancio con i debiti

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Il Messaggero (B. Saccà) – Pur a mollo in un oceano di scandali, la serie A è riuscita a riprendere il volo, almeno sotto il profilo del calciomercato. O, meglio, sul piano delle spese. Sì, perché spendere significa godere di buona salute: e dunque più che di benessere, si potrebbe parlare di «ben-avere». I numeri non parlano ma, come sempre, hanno molto da dire. Il nostro campionato, ad esempio, ha concluso l’estate al secondo posto della classifica europea delle uscite con 576,7 milioni di euro sciolti nel lago del mercato. Oltre mezzo miliardo. A questa cifra, peraltro del tutto folle, bisogna allegare quella connessa alle entrate: 494,3 milioni. Calcolatrici alla mano, i 20 club del torneo hanno chiuso la finestra sfoggiando un bel saldo negativo per 82,4 milioni.

Se poi questo sia un calcio in salute, il tempo dirà: intanto però tutti a festeggiare. Allargando lo sguardo al resto della mappa, va da sé che esistano paesaggi economici differenti. Il centro della scena europea lo ha monopolizzato la Premier League, capace di spendere la follia di 1,04 miliardi (già, miliardi) di euro per comprare stelle e stelline. È un dato che impressiona. E, a dir la verità, impressiona ancor di più se lo si accosta agli indici legati alle spese e, di riflesso, al saldo finale: 561,2 milioni, le prime; -481,8 milioni, il secondo. È evidente che un sistema tanto illogico non sopravviverà a lungo: eppure a certe ipertrofie delle uscite spesso si abbinano complimenti, commenti entusiastici e applausi. Il cambio tra la sterlina e l’euro sorriderà pure ai britannici, ma il rischio è lì a ballare sul filo dell’orizzonte.

GIOCARE COL FUOCO – Continua a giocare col fuoco anche la Liga, ormai avvistata alla deriva in un mare di debiti. Del resto, solo negli ultimi mesi, le società spagnole hanno sborsato 571,6 milioni, ne hanno incassati appena 387,1 e hanno compilato un bilancio tinto di rosso per 184,5 milioni. Chi li colmerà, e con quali risorse, non è dato sapere. Sul versante opposto, ecco sbucare i volti felici della Bundesliga e della Ligue 1, abili ad archiviare il mercato potendo vantare due bilanci in attivo. In particolare le 18 squadre del campionato tedesco hanno spedito bonifici per 411,4 milioni, ma sono riuscite nell’acrobazia di riceverne per 477,1. Il saldo, in verde di 65,7 milioni. In Francia, invece, le spese si sono «fermate» al segnale dei 306,6 milioni, mentre le entrate hanno tagliato il traguardo dei 350: facile comprendere il guadagno di 43,4 milioni. Non è inutile ricordare, comunque, che i dati riportati sono relativi alle varie leghe nella loro interezza. Così, tanto per capirsi, è possibile che al tavolo di un campionato virtuoso qual è la Bundesliga sieda un club come il Bayern Monaco, in grado di sfilarsi dal portafoglio 86 milioni e di tirare la linea del 31 agosto in perdita per 54,5 milioni.

COMODE RATE
 Come si diceva, il tempo spiegherà se la serie A, come anche gli altri tornei, viaggia ad altitudini economiche sostenibili. Occorre però annotare una tendenza cui i dirigenti italiani si sono largamente consegnati di recente. Uno stratagemma nuovo, e dal profumo antico: oggi lo chiamiamo prestito con diritto di riscatto; ieri era, semplicemente, il pagherò. Insomma, la società acquisisce un giocatore, iscrive a bilancio l’intera spesa, eppure paga in via effettiva soltanto in un secondo momento. In comode rate, quasi fosse un televisore. Ormai gli avvocati hanno perso la voce a specificare che l’istituto giuridico dell’obbligo di riscatto non esista e, quindi, non sia tutelato ai fini legali. Dal canto loro, comunque, i club proseguono nel proprio camminare, e aggirano la rigidità delle norme stipulando delle scritture private. Da un lato si cura la geometria del bilancio; dall’altro si tenta di non gravare sulle fragilità della cassa: è un discorso tecnico. I casi qui non mancano.

La Juventus ha rivoluzionato l’organico durante l’estate versando nei forzieri altrui 38,9 milioni di euro: altri 107,6 però dovrà sborsarli nelle prossime stagioni. Perché? Perché, tanto per citare due nomi, i 32 milioni dovuti all’acquisto di Dybala saranno saldati in quattro esercizi e i 26 di Alex Sandro in tre.

La Roma, invece, fra diritti e obblighi di riscatto ha speso effettivamente 19 milioni ma si è già impegnata a pagarne in futuro altri 50. Saranno necessari d’altronde per rendere definitive le operazioni di acquisto di Dzeko, Salah, Rudiger e Iago Falque. Sul fronte interista, infine, 33 i milioni «anticipati» e 92,8 i futuri. Esemplari, in tal senso, i 30 milioni frazionati in tre anni per Kondogbia, o i 20 in tre per Perisic. E a dare forma alla trattativa per Jovetic è stato un prestito biennale di tre milioni con diritto (obbligatorio…) di riscatto fissato a 12. Ma si sa: le partite e i campionati si vincono anche con la fantasia. Finanziaria, è ovvio.

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