Serie A, la bolla delle plusvalenze

Grandi e piccole, ricche e povere, nessuno può fare a meno delle plusvalenze. Nell’ultimo quinquennio, tra il 2013 e il 2018 le società di Serie A hanno accumulato 2.673 milioni di euro di plusvalenze da cessione giocatori. Nell’ultima stagione solo questa voce ha rappresentato un quarto delle entrate dei club italiani. Nel confronto con le grandi leghe europee, nello stesso quinquennio solo la Premier League ha registrato lo stesso livello di plusvalenze (2.686 milioni) ma con un giro d’affari quasi triplo della A, nettamente indietro Bundesliga e Liga. Nel 2016-17 in Italia le plusvalenze sono quasi raddoppiate rispetto all’anno precedente, superando quota 700 milioni. Resta il nodo degli scambi con iper-valutazioni senza un reale passaggio di denaro, peraltro favoriti dalla stanza di compensazione della Lega che da un lato fa da garante alle compravendite tra società di A ma dall’altro minimizza il passaggio di denaro. Tra le big, tra il 2013 e il 2018 le regine delle plusvalenze sono state la Roma e la Juventus, con incassi rispettivamente di 331 e 327 milioni. Strategie aggressive di trading che sono proseguite anche nel 2018-19: i giallorossi hanno registrato circa 130 milioni di plusvalenze, da Alisson alle operazioni di giugno (Manolas e Pellegrini). La corsa alla vendita negli ultimi giorni disponibili per la registrazione a bilancio (chiusura al 30 giugno) è diventata un must per molti. Con il fair play Uefa poi, le esigenze sono le più disparate: c’è chi lo fa per problemi di cassa, chi per rientrare nei parametri regolamentari. Lo scrive la Gazzetta Dello Sport.

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