Senza uno stadio di proprietà sfuma il business di Pallotta

Se il fair play delle parole vacilla, quello finanziario non si tocca. A due giorni dalla conferenza stampa di addio alla AS Roma di Francesco Totti emerge in modo ancora più nitido l’obiettivo di breve termine della presidenza Pallotta: conti in ordine e fare business. Per capire la fragilità finanziaria della società è infatti sufficiente analizzare l’ultima relazione semestrale, approvata nel marzo scorso. La As Roma ha chiuso il semestre al 31 dicembre 2018 con ricavi pari a 134 milioni di euro (di cui 65 milioni da diritti televisivi), in crescita rispetto ai 123 milioni dello scorso anno. Il dato sembra positivo ma in realtà sconta un indebitamento finanziario netto ben superiore e pari a 196 milioni. In quest’ottica a poco sono serviti i 76,3 milioni di plusvalenza ottenuti con le cessioni di Alisson, Strootman e Radonjic. Entro il 2022 la Roma dovrà restituire alla banca Goldman Sachs 230 milioni di euro, un vecchio prestito già ristrutturato nel 2017. Soldi che possono essere recuperati solo con l’aiuto di qualche operazione straordinaria, oppure posticipando la scadenza del debito. Lo stadio diventa quindi essenziale per la società e per lo stesso Pallotta che non vuole mollare la presa senza correre il rischio di dover considerare la Roma come il peggior investimento della sua vita. Lo riporta La Repubblica.

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