Champions League – Torres regala la finale a Di Matteo.

 

Al Camp Nou si è appena conclusa una partita spettacolare. Fin dal primo minuto è la squadra di casa a comandare il gioco con la solita fitta rete di passaggi, con i Blues tutti raccolti nella loro metà campo a difendere il risultato dell’andata. Al 12’ Di Matteo è costretto ad effettuare la prima sostituzione: durante uno scontro di gioco Cahill si infortuna ed abbandona la gara. Al suo posto entra Bosingwa. La matrice del gioco non cambia. I Blaugrana premono sull’acceleratore e costruiscono un’occasione da gol come soltanto degli extraterrestri come loro sono in grado di creare. Tutto di prima per Fabregas che con un colpo di tacco libera Messi davanti a Cech. Il portierone ceco blinda il risultato e salva i Blues. Tra il 19’ e il 20’ altre due occasioni da rete per gli uomini di Guardiola, prima con Iniesta, poi con Fabregas, ma il fortino costruito dal Chelsea non crolla. Al 26′ Piquè è costretto ad abbandonare il campo a seguito di uno scontro con Valdes. Al 35’, su azione di calcio d’angolo in favore degli spagnoli, la difesa inglese libera male, il pallone finisce tra i piedi di Cuenca che serve a Sergio Busquets l’assist per il gol del vantaggio. Il Barca ci crede ed aumenta il ritmo. Solo due minuti più tardi, accade ciò che non ci si aspetta. John Terry, senatore e capitano dei Blues, rifila una ginocchiata da dietro a Sanchez. L’arbitro, su segnalazione dell’assistente, ferma il gioco ed espelle il difensore inglese. Da uno come lui, 533 presenze con la stessa maglia, certe ingenuità proprio non te le aspetti. Il Barcellona approfitta della superiorità numerica e trova il raddoppio con Iniesta al 43’ su assit di Messi. La fine del primo tempo sembra dietro l’angolo quando Lampard recupera palla a centrocampo e lancia lungo imbucando per Ramires che, infilandosi tra la statica linea difensiva spagnola come un coltello nel burro, scavalca Valdes in uscita con un sontuoso pallonetto. La partita si riapre improvvisamente. All’intervallo Barcellona 2-1 Chelsea.

Nella ripresa la trama rimane la stessa. Sono i padroni di casa a tentare in tutti i modi di segnare il gol della qualificazione. Una mole di gioco impressionante, ma l’assetto tattico del Chelsea è impeccabile. Colpo di scena al 49’ quando Drogba stende in area Fabregas. Messi contro Cech. I 100 mila del Camp Nou trattengono il fiato, hanno paura, sognano. Ma il sinistro della Pulce si stampa sulla traversa. Anche i campioni, a volte, si dimostrano umani. Tutto come prima, tutto da rifare. Il Barca ci crede, non molla, ci prova. Il Chelsea resiste, si chiude e riparte. Grande conclusione di Drogba che da centrocampo prova il gol dell’anno. Valdes blocca senza problemi. Ci si mette anche la sfortuna questa sera a negare il gol al numero dieci blaugrana che colpisce il palo con un tiro dalla distanza. Il quarto legno contando anche la gara di andata. Strozzato in gola l’urlo di gioia dei tifosi spagnoli quando Dani Alves, in fuorigioco, serve Sanchez che butta in rete. Azione giustamente fermata. I Blues, al 91’ si prendono la tanto bramata rivincita della semifinale dello Stamford Bridge del 2009. Nel modo più bello per gli inglesi, nel peggiore dei modi per gli spagnoli. Dall’ennesima azione degli uomini di Guardiola, riversati nella trequarti avversaria nel disperato tentativo di trovare il gol qualificazione, la difesa del Chelsea libera e lancia lungo per Torres, che solo si invola verso la porta avversaria. Valdes tenta l’impossibile, ma è tutto inutile. Il Nino non sbaglia ed insacca in rete. Un 2-2 forse inaspettato. Ma questo è il calcio. Al termine di 93′ spettacolari, è il Chelsea a guadagnarsi la finale di Monaco.

Muorinho ha fatto scuola. Come fece l’Inter nel 2010, questa sera Di Matteo ha dimostrato che l’unico modo per battere questo Barcellona è quello di chiudersi e difendersi strenuamente, per poi ripartire in contropiede. Di certo non una scelta tattica spettacolare, ma per vincere bisogna sapersi adattare e saper sfruttare le proprie risorse e le debolezze dell’avversario. Due scuole di pensiero agli antipodi. Una sola è risultata la vincente. Quella del Chelsea.

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