Savorani: “Sì, Alisson è come Messi. Nella categoria dei fuoriclasse mi ricorda Zamora e Yashin»

Corriere dello Sport (G.D’Ubaldo) – Marco Savorani, preparatore dei portieri della Roma, in questa intervista esclusiva racconta il fenomeno Alisson.

Il brasiliano è il portiere più forte che ha allenato?
«Sì, il più forte da quando faccio questo lavoro».

In cosa consiste il suo lavoro?
«La metodologia è improntata sulla tecnica e vengono toccati tutti gli aspetti, tattici e di situazioni di gioco».

Quando i portieri interagiscono con gli altri giocatori?
«Durante l’allenamento ci sono esercitazioni con la squadra, continua il lavoro di correzione, io mi metto dietro la porta durante le partitelle, correggo eventuali errori tattici. Quando c’è la partita vera il mio lavoro è finito».

Il lavoro del preparatore dei portieri tocca anche la sfera psicologica?
«Il compito principale è organizzare l’allenamento, coordinandomi con l’allenatore. Bisogna saper interagire con i portieri, capire gli stati d’animo, se è il momento in cui hanno bisogno di sentirsi incoraggiati, oppure se vanno strigliati».

Nei due anni di Roma come è cambiato Alisson?
«Il ragazzo ha sposato in pieno una metodologia di lavoro e la segue, si è messo a disposizione con molta umiltà. In questi due anni abbiamo esplorato tutti gli aspetti del ruolo, attraverso questo addestramento specifico è migliorato tanto. Quando leggo che è un portiere che rende le cose semplici penso che è innato in lui il talento, fa parte del suo dna. E’ se stesso e non si può paragonare ad altri, ma se continua su questi livelli può avvicinarsi a Zamora e Yashin, che sono stati i migliori portieri del ventesimo secolo. Di Zamora ha l’intuito di capire dove può tirare l’avversario, di Yashin il posizionamento e l’essenzialità. Anche Zamora era bravo in uscita con i piedi, mentre il russo era poco incline a tuffi vistosi, preferendo rendere tutto molto semplice, essenziale. Ecco, per queste caratteristiche si avvicina a questi portieri che hanno fatto la storia del calcio».

E’ migliorato grazie alla scuola italiana, che ne ha affinato la tecnica che aveva assimilato in Brasile…
«In Italia c’è una scuola importante per i portieri e alla Roma c’è stato un precursore, Roberto Negrisolo, un maestro da tutti i punti di vista. Ha fatto cose straordinarie. Io ho cercato di riprendere la metodologia che già c’era negli anni passati. Negrisolo alla Roma ha dato vita a una tradizione, ha scoperto tanti portieri che venivano dal settore giovanile come me».

Spieghiamo nel dettaglio come Alisson ha cambiato modo di parare…
«Dal punto di vista tecnico nelle uscite basse aveva un’altra impostazione, che è stata modificata. La sua grande bravura è stata quella di ripartire da concetti diversi, mettersi in discussione e sposare in pieno le nuove proposte di allenamento».

Alisson è bravo anche a giocare con i piedi. C’è un allenamento specifico anche per questo?
«E’ normale per un portiere che viene dal Brasile, patria della tecnica. Alisson con i piedi fa quello che deve fare nella costruzione del gioco con la squadra, ma è soprattutto molto bravo a capire le dinamiche della partita. E’ molto bravo nel ribaltare l’azione, come contro l’Inter, quando ha fatto l’assist per El Shaarawy. Può mettere l’attaccante direttamente in porta con il lancio da 60 metri. Chi dice che non era bravo con i piedi mi fa sorridere».

Quali sono le sue doti fondamentali?
«Il coraggio, ne ha da vendere. Poi la sicurezza, legge con intelligenza le situazioni e le risolve con freddezza. Sembra quasi un killer, è molto freddo in tutto, come deve essere un portiere a questi livelli. Non soffre le pressioni, è come un bambino che si diverte al parco con gli amici, senza ansia o stress».

I tre portieri della Roma sono tutti in Nazionale…
«E’ una grande soddisfazione. Adesso che non ci sono mi occupo dei ragazzi, perché il mio lavoro comprende anche dare le linee guida nel settore giovanile, far crescere i portieri in casa. Sono tornato alla Roma partendo dal settore giovanile dopo aver fatto l’allenatore in serie A. Il mio obiettivo è ricreare quello che c’era qui tanti anni fa. Questa è la mia sfida. Tra i giovani Crisanto ha fatto cose importanti e Romagnoli è già nel giro della prima squadra».

Lei ha lavorato con Conte e ora con Di Francesco. Trova analogie?
«Sono grandi lavoratori, ognuno con le proprie idee. Come metodo di lavoro sono martelli. Sono molto simili, con Conte ho lavorato a Siena e mette in pratica le sue idee con più enfasi, Eusebio ha tempi diversi, trasmette alcuni concetti con più serenità».

Alisson sarà protagonista al Mondiale?
«E’ tra i migliori, deve dimostrarlo con le prestazioni, ma è uno dei protagonisti in un contesto dove ci sono i più grandi».

Alisson può valere Messi?
«E’ un portiere che deve essere paragonato a campioni di questa fascia. Alisson ha portato tanti punti alla Roma, proprio come un grande fuoriclasse tipo l’argentino. Non scopro l’acqua calda, Alisson è un talento assoluto».

A proposito di Messi, avete cominciato a pensare come fermarlo?
«Faremo sicuramente qualcosa, è una sfida tra campioni, la loro bravura farà la differenza, riuscire a limitarlo sarebbe il massimo».

Alisson e Szczesny: è stato facile gestirli?
«C’è grande rispetto e stima tra i due. L’intelligenza di Alisson lo ha portato a capire che l’allenatore aveva fatto delle scelte e ad accettare di essere il secondo, un gesto straordinario. Il mio obiettivo è ricreare quel clima, ci sono riuscito anche quest’anno. Certo, Skorupsky mastica amaro perché non gioca, ma collabora. Lo stesso Lobont, si è calato in questo ruolo e lo fa con passione. Può diventare un buon allenatore, gli manca solo la gavetta».

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