Sarri e Di Francesco, nessuno credeva in loro. Dieci anni fa un destino comune: erano in Serie C, vennero esonerati

Corriere dello Sport (R.Maida) – A guardarli adesso sembra un’altra vita. La passione non è cambiata, i contesti e gli stipendi decisamente sì. Sarri e Di Francesco si sono visti per la prima volta dieci anni fa, a pochi giorni da Natale, su un campo periferico della Serie C1. Di Francesco era l’enfant prodige della panchina, nemmeno quarantenne alla prima esperienza; Sarri era già un mestierante scafato che cercava di perfezionare un modello di gioco assai distante da quello attuale, basato su un 4-4-2 molto sacchiano. «Se mi avessero detto nel 2008 che avrei allenato in Champions League mi sarei messo a ridere» racconta adesso Sarri.

L’INCROCIODi Francesco invece già da debuttante, come allievo di Zeman, parlava di 4-3-3 o di 4-2-3-1: non a caso, a seguito di quel Lanciano-Perugia perso 2-0 in casa, venne criticato dalla stampa locale per aver cambiato sistema di gioco adeguandosi al 4-4-2 dell’avversario. Ne pagò le conseguenze Manuel Turchi, poi diventato marito della presidentessa Valentina Maio, che venne espulso per somma di ammonizioni in una partita giocata da quarto di centrocampo, lui che era attaccante.

DELUSIONE – Tutti e due però attraversavano una fase sperimentale della carriera. Sarri veniva da esperienze non felicissime in Serie B : migliore risultato l’undicesimo posto a Pescara, la città di Di Francesco (che poi dello stesso Pescara sarebbe diventato allenatore in C1), seguito dall’esonero di Arezzo e dalle dimissioni di Avellino. Subentrò e venne cacciato anche a Verona, in C, chiudendo il periodo peggiore proprio a Perugia, dove venne allontanato dopo la sconfitta con il Gallipoli di Giuseppe Giannini. Destino comune, con Di Francesco: pure lui non finì la stagione a Lanciano, vittima di cinque sconfitte consecutive. Nessuno nel 2008 credeva in loro, loro dieci anni dopo giocano Napoli-Roma.

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