Sarri è amaro: “Juve più forte”

Corriere dello Sport (F.Mandarini)Cosa resta dopo una notte del genere? L’amore, quello vero. L’amore dei quarantamila del San Paolo che non smettono di applaudire il Napoli in piedi, tipo standing ovation, e neanche di cantare: “Forza ragazzi noi ci crediamo”. A squarciagola, nonostante e oltre tutto. E la squadra commossa dedica un giro di campo per dire grazie: una scena bella e intensa. I quattro gol, la sconfitta e il gol di una specie di sentenza di nome Dybala, però, restano. Fanno male e bruciano scolorendo un po’ di bianco e di rosso. Il verde della speranza, però, è ancora vivo: e sarebbe folle non continuare a crederci dopo una sconfitta. Sebbene durissima. «Noi condizionati dal risultato della Juve?». Sì, Sarri: lei ha sempre invocato la contemporaneità. «Ho già parlato di questo argomento: farlo ora diventerebbe un alibi per noi tutti». E lo scudetto? «La Juve lotta da sola. Cercheremo di renderle la vita difficile fino alla fine».

LUI E LA JUVE – E allora, la batosta più dura. Giunta proprio dopo il trionfo più entusiasmante dei bianconeri, all’ultimo respiro e poco prima dell’inizio della partita del San Paolo: «Quello che pensavo sulla storia l’ho già detto settimane fa. E dissi che non è una cosa normale: ripetermi dopo una sconfitta sarebbe inutile e varrebbe come alibi sia per me sia per la squadra. E non è giusto: abbiamo perso con la Roma per demeriti nostri».

LE CONCESSIONI – Detto questo: cos’è accaduto? A caldo, al volo: «La sensazione è che gli episodi siano stati sfavorevoli, ma voglio riguardarla con calma e tranquillità: abbiamo preso gol su un tiro da fuori e credo che anche il pareggio, con una deviazione, ci abbia condizionato. La cosa più importante, però, è capire perché abbiamo concesso tanto: la Roma ha giocato otto palloni a ridosso della nostra porta ma è riuscita ad andare a segno con tanta semplicità. Bisogna valutare il perché».

LO SCUDETTO – Nel frattempo, conti alla mano, c’è un quadro già chiarissimo: se Dybala e compagni dovessero vincere anche il recupero con l’Atalanta, andrebbero a +2. «La lotta scudetto rimane alla Juve e basta. Noi abbiamo avuto la forza di complicarle la vita, ma che sia di un altro pianeta mi sembra evidente». Una valutazione che però non vuol essere una resa: «Proveremo a rendere la loro vita difficile fino alla fine». Con tanto di scontro diretto da giocare a Torino. Tornando alla partita di ieri, Sarri riesce a trovare qualche aspetto positivo: «Abbiamo fatto ventisette tiri e undici nello specchio di Alisson». Che ha parato da fenomeno: «Il nostro ambiente sa che non siamo un’espressione così forte del calcio italiano e che stiamo facendo bene lo stesso: ci dispiace per la nostra gente che ci ha sostenuto per tutta la serata e anche dopo. I tifosi sanno benissimo che stiamo dando tutto».

MALEDIZIONE ROMANA – Per la cronaca, da quando Sarri è il tecnico del Napoli non s’è mai verificato un evento del genere: nel senso che in campionato la squadra non aveva mai incassato quattro gol al San Paolo (mentre in questa stagione era già accaduto in Champions, nella seconda sfida con il City). L’ultima volta? Il 31 maggio 2015. E guarda caso per mano di un’altra romana: la Lazio. Notte altrettanto amara, la suddetta: 4-2 per i biancocelesti, il finale di quella sfida che valeva l’ultimo treno per la Champions, con il famigerato rigore sbagliato da Higuain sul 2-2 a incorniciare la fine dell’era Benitez.

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