Sandro Bonvissuto: “La mia storia con Roma. Totti, i coatti, la ricotta”

Sandro Bonvissuto, scrittore e cameriere, è stato intervistato da La Repubblica. Queste le sue parole:

“Ho iniziato a scrivere perché non sapevo che fa’. Ero solo, senza moglie e senza figli. E ho iniziato a scrivere. C’è chi fa altro, io faccio questo”. 

Il racconto del suo nuovo libro parte dal 1979 ed è ambientato negli anni Ottanta. Era un altro calcio?

Quello è il pallone romantico di una volta che ora non c’è più. Era uno sport diverso. I giocatori, a fine carriera, dovevano mettersi a lavorare. Chi apriva un ristorante, chi un’assicurazione. Era un altro calcio. Poi è arrivato Berlusconi e ha cambiato tutto: il calcio e la società. Ora il pallone è un business. Ci sono i manager, non c’è più amore. Quelli vogliono fare i soldi, non gliene frega niente delle squadre, della maglia. Si vede che fine hanno fatto le bandiere.

Come Totti?

Anche come Del Piero, Maldini. Totti è un’altra cosa, sa solo vale metà della storia della Roma. E’ l’emblema di un calcio che travalica due ere. E’ l’unico per cui il suo ruolo è il suo nome: se cerchi sul dizionario “capitano” c’è scritto Francesco Totti. Che è stato quello che è stato solo qui. In un’altra città, in un’altra squadra, sarebbe stato defenestrato prima. E invece a Roma lo abbiamo amato come nessuno, come sappiamo fare solo noi. E lui ha amato noi. E’ stata una bellissima storia d’amore.

Come ama il romanista?

Disperatamente, perché il romanista sa che prima o poi finirà. Perché il tifoso giallorosso è così. Non è che si sente sfigato, è proprio sfigato: la Roma è la squadra che è stata più volte seconda nella storia dello sport, freccette comprese. Ma proprio per questo è anche ironico. Non si aspetta nulla perché sa che andrà comunque male.

 

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