La Gazzetta dello Sport (M. Malfitano) – Probabilmente, alla fine, il Napoli arriverà secondo, perché ha un calendario favorevole, rispetto alla Roma, e perché lo merita per tutto quanto fatto in questo campionato. Ci ha provato, Maurizio Sarri, a rendere storica la sua prima stagione napoletana, ma qualcosa non ha funzionato. L’inesperienza, forse, e troppi piagnistei, ne hanno condizionato il lavoro. Se si fosse lamentato di meno e se avesse saputo trasmettere ai suoi giocatori il senso del carattere di squadra, oggi potrebbe essere ancora lì, a contendere lo scudetto alla Juventus e non vivere col patema questo finale di stagione, con l’incubo di arrivare terzo e di dover giocare il preliminare di Champions League. Roba che il Napoli ha già vissuto, due anni fa, con Rafa Benitez in panchina. Allora, fu l’Athletic Bilbao a passare alla fase a gironi e per il Napoli iniziò quella che poi sarebbe stata la peggiore stagione degli ultimi 5 anni.
DELUSIONE – Ci hanno creduto, i tifosi napoletani, nello scudetto. L’hanno sognato per tutto l’inverno, forti di un primato in classifica, di un Higuain stratosferico e di una squadra che sembrava un meccanismo perfetto. Ma non è stato così. Nella notte dello scontro diretto allo Juventus Stadium, il Napoli s’è perso, travolto dalle conseguenze del gol di Simone Zaza, nei minuti finali. Da quel momento, è come se Sarri avesse perso le sue certezze, ha cominciato a contestare tutto, dalle nazionali ai palloni, dai terreni di gioco agli anticipi e posticipi. Insomma, ha provato ad aggrapparsi ad ogni appiglio, non potendo contare sul l’appoggio della società. I silenzi di Aurelio De Laurentiis sono imbarazzanti: d’altra parte cosa dovrebbe rispondere alle lamentele del proprio allenatore? Specialmente quando ha criticato gli orari delle partite, i palloni, tutta materia votata e approvata dagli stessi presidenti della Serie A e, dunque, da lui stesso.
INTEGRALISTA – All’Olimpico, s’è vissuta un’altra delusione, dopo quella di Torino, Udine e Milano, s’è capito che questa squadra è fin troppo prevedibile, come il proprio allenatore, che nemmeno sui cambi riesce più a stupire. Il suo integralismo è stato uno dei limiti, quest’anno. Nemmeno contro la Roma ha voluto provare la soluzione ad effetto: magari, avrebbe potuto inserire Gabbiadini molto prima, quando ha sostituito Allan inserendo David Lopez. Ma il rischio non gli appartiene, lui è per il garantito sicuro. Gli è bastato vincere contro due avversari inermi, Verona e Bologna, per convincersi della bontà del suo prodotto, dimenticandosi forse che il suo Napoli è stato in testa alla classifica per otto giornate ed ha ceduto il primato alla Juve proprio perché s’è comportato allo stesso modo di lunedì, accontentandosi del pareggio per poi essere punito nei minuti finali. Un atteggiamento che nemmeno Higuain ha gradito. Il nervosismo di Udine e la con seguente squalifica, è stata la dimostrazione della sua rabbia per un sogno svanito. Lui ci aveva creduto nella possibilità di lottare per lo scudetto fino in fondo, così come i tifosi. Resta il rammarico e un interrogativo: basterà il secondo posto e la Champions per trattenere il Pipita? Al momento le percentuali sono alla pari.