Salah: «Roma, qui vincerò». E Garcia riassapora Lilla

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La Gazzetta dello Sport (D. Stoppini) – Chissà se Rudi Garcia gli ha già spiegato che da lui si aspetta l’Eden. E qui il paradiso non c’entra niente, il paradiso è tutto da costruire. Qui è Mohamed Salah che, magari già da stasera a Valencia, deve vestire i panni di quell’Eden Hazard che, nel 2011, portò il Lilla di Rudi Garcia in capo alla Francia, in cima a una Ligue 1 portata a casa con il migliore attacco del campionato. C’era Hazard, appunto. C’era un centravanti come Moussa Sow, 25 gol, mica noccioline. E c’era Gervinho, che fino a prova contraria va ancora oggi considerato un titolare della Roma, uno che Garcia difficilmente toglie dall’11 di partenza se la dirigenza proprio non glielo toglie da Trigoria. Il Lilla quel torneo lo dominò, davanti a Marsiglia e Lione. E 47 di quelle 68 reti, ovvero il 70%, furono infornate dai tre là davanti. Garcia, un tridente così, non l’ha più allenato. E la Roma, un trio dal potenziale così elevato, non l’ha mai messo su in questo periodo. Se poi l’attacco sarà completato da Iturbe, Ljajic e Iago Falque al posto di Gervinho, in fondo poco sposta.Quelli che spostano sono Edin Dzeko e Mohamed Salah, due colpi da 40 milioni di euro complessivi. Due da inseguire a ogni costo, anche se c’è da consultare qualche legale. Anche se serve una chiacchierata in più per convincere il giocatore: «Con Garcia parlai già quando era a Londra – racconta l’attaccante egiziano –, mi ha raccontato tutta la sua voglia di avermi alla Roma».

CIAO VIOLA Magari pure la voglia che aveva la Fiorentina di tenere il giocatore, ieri a Trigoria con il suo avvocato Ramy Abbas, con il rappresentante nel mondo del turismo in Egitto e con un traduttore tremendamente necessario per urlare al mondo che «sì, i sei mesi alla Fiorentina sono stati molto utili per me, ma il periodo era finito e io avevo il diritto di scegliere il mio futuro».Pietra tombale, almeno per Salah, sulla voglia di tornare sulla famosa clausola e sulle vie legali intraprese dalla Fiorentina. Troppa la voglia di Roma, forse. «Perché non sono arrivato a gennaio? Questo dovete chiederlo a Sabatini…», dice con il sorriso. La virata giallorossa su Seydou Doumbia da queste parti fa ancora rumore, per non dire disperare. «A Firenze stavo bene, ma ora è il tempo di nuovi obiettivi. La Roma ha elementi importanti per arrivare a vincere». Però ci sono 17 punti di distacco dalla Juventus da limare. «È una squadra molto importante – ancora l’egiziano –, ma so che io e i miei compagni possiamo competere e andare oltre le aspettative». Per carità, non che le aspettative da queste parti siano basse. E vanno pure di passo con lo scetticismo a fronte di un precampionato che ha mostrato i limiti evidenti della Roma in fase offensiva. Work in progress , cercasi miglioramenti. Magari grazie a Salah, subito convocato da Garcia: oggi partirà con la squadra per Valencia, stasera debutterà in giallorosso, forse anche partendo subito dall’inizio.

DZEKO IN STAND BY Cosa che non può ancora fare Dzeko, che ieri ha svolto le visite mediche, ha collezionato altri bagni di folla, ma oggi resterà a Trigoria ad allenarsi. Niente Spagna, niente ufficialità. E il motivo è legato alla casella da extracomunitario che la Roma deve ancora liberare, per far spazio al bosniaco. La dirigenza vuole farlo nei primi giorni della prossima settimana, così da far debuttare il giocatore all’Olimpico il 14 con il Siviglia. Serve una cessione, però. Magari quel Sanabria che in Spagna è richiesto da Deportivo La Coruna, Betis Siviglia e Sporting Gijon. In uscita pure Marquinho e soprattutto Doumbia, sulla cui cessione le cose si complicano: sta per saltare il ritorno al Cska Mosca, che sarebbe dovuto avvenire tramite una «triangolazione» con una società cinese. Ora l’ivoriano dovrà riconsiderare i rifiuti alle offerte da club turchi e arabi, sette mesi dopo il suo arrivo a Roma. A Trigoria hanno ammesso l’errore. L’acquisto di Salah, in fondo, è la certificazione della marcia indietro. Il futuro inizia stasera a Valencia. Di provvisorio c’è soltanto il transfer: Eden o no, Salah si sente già in paradiso.

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