Salah: “Io, dal deserto a Totti e Zidane. Juve attenta, ti batto ancora 2-1”

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La Stampa (G.Buccheri) – Piccolo Faraone, Messi d’Egitto, Ballerino d’Africa o, semplicemente, Momo. Salah è un po’ tutto questo perché in campo sa dialogare con il pallone ad alte velocità, fuori è più lento, diretto, legato alle cose meno complicate.

Torino, Juventus Stadium, 6 marzo 2015. È là che il suo calcio ha dato una scossa agli italiani…
«Una notte magica: due gol e la Fiorentina che vince l’andata delle semifinali di Coppa Italia. Peccato per il ritorno».

Due reti, una dopo una lunga corsa da solo.
«Un bel momento. Al ritorno a casa capii cosa significasse per i tifosi della Fiorentina vincere sul campo della storica rivale».

Ci risiamo. Dalla Fiorentina alla Roma, da una storica rivale della Juve all’altra. Come si immagina l’appuntamento di domenica sera?
«Segno, esulto e vinco. Scherzo, mica posso pensare che vada tutto così bene (sorride, ndr)».

Juve-Roma come finisce?
«Come all’andata: 2-1 per noi. Loro sono forti, fortissimi, noi pure».

Eppure la classifica e gli ultimi contrattempi dicono il contrario: Roma in difficoltà e senza sorriso.
«Ci basta una scintilla per ricominciare a vincere e pensare in grande. Il cammino è ancora lungo, non siamo tagliati fuori da niente».

Palla a Salah e il ritmo si alza. Ormai, la gente la pensa così…
«Il mio calcio è divertimento, passione, coraggio. No, nella mia testa non c’è spazio per gli 0-0».

Cinque a quattro, la sua partita perfetta?
«Sì, se i cinque gol sono nostri. Naturalmente bisogna stare attenti alla fase difensiva, altrimenti…».

Altrimenti gli allenatori si arrabbiano.
«In Italia la tattica c’è e si sente: è un aspetto fondamentale, sto imparando molto. In Inghilterra, no: là si gioca sempre e solo per vincere, non trovi mai squadre più deboli che rinunciano ad attaccare».

Come è andata al Chelsea con Mourinho?
«È finita presto. Ma Mourinho è un grande tecnico, non ce l’ho con lui, anzi: nessuno poteva immaginare che sarebbe stato esonerato. Nessuno al mondo poteva pensarlo».

Il suo calcio è anche e soprattutto,velocità. Potrebbe sfidare Bolt…
«Corro, è vero. Mi piace, l’ho sempre fatto. Ma non c’è solo la corsa».

Come mai ha scelto Roma e la Roma?
«Qui c’è passione, calore. E poi in Medioriente tutti conoscono il club e Totti: quando ho firmato, i miei amici non smettevano un attimo di telefonarmi: “Momo salutaci il capitano…”».

L’Egitto, i primi calci, il deserto…
«È stata dura, molto. Giocavo su un piccolo terreno con attorno il deserto nel vero senso della parola. E poi quelle quattro, cinque ore di pullman per allenarmi quando ero più grande: sognavo il grande salto».

Salto che è arrivato. Totti è al suo fianco, Zidane, l’altro suo idolo, lo troverà sulla panchina del Real Madrid nel duello di Champions.
«È davvero un sogno. Io nello spogliatoio con Totti e Zidane come avversario».

Prima in Premier League, ora in serie A. Due mondi, due culture sportive radicalmente opposte.
«Qui mi trovo benissimo. In Italia vivete il calcio così visceralmente che mi ricorda il mio Egitto».

Facciamo un passo indietro. Juve e Roma di fronte fra 48 ore: lei dice che vince la Roma, perché?
«Abbiamo l’obbligo di puntare in alto: sarà una gara senza calcoli, entrambe le squadre giocheranno per vincere, non vedo il pari».

È preoccupato ora che la sentenza della Fifa sul contenzioso fra Fiorentina e Chelsea per il suo trasferimento a Roma è in arrivo?
«Conosco la situazione, non ci penso neanche. Non voglio sembrare arrogante, ma so come sono andate le cose».

Lei è musulmano e il suo impegno è anche nelle scuole per parlare di rispetto delle religioni e delle etnie…
«Il rispetto è la cosa più importante. È giusto che i giocatori lancino certi messaggi».

L’Europa sembra andare in una direzione di chiusure e diffidenza alle luce degli ultimi, tragici, fatti. E il sogno di tanti piccoli, piccolissimi Salah potrebbe sfumare.
«Questo è un aspetto che mi rattrista, quello che conta è l’individuo, non da dove vieni».

Quando giocava a Basilea fu accusato di non aver voluto stringere la mano ai giocatori del Maccabi Tel Aviv. Lei ha già detto che si sono scritte falsità…
«Non voglio continuare a spiegare che Salah è una persona perbene. La verità è che io ho rispetto per la mia religione come per quella degli altri. La Comunità ebraica di Roma era scettica sul mio arrivo? Non ho mai avuto problemi da quando sono qua».

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