Sabatini: «Tengo Pjanic e Nainggolan»

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Corriere dello Sport (R.Maida) – «I saliscendi perugini sono troppo duri per me: se mi vedete senza fiato è per questo motivo». Walter Sabatini scherza nella sua terra, mentre raggiunge la sede del convegno sul calcio organizzato dall’associazione Encuentro. E’ un enorme spazio di gastronomia, cultura e intrattenimento nell’area pedonale a pochi metri da Corso Vannucci, la strada principale di Perugia. Sabatini parla di calcio, dell’orgoglio di aver acquistato Pastore «che era un sogno di tutti», si autodefinisce un «Don Chisciotte» del pallone e poi si scatena sulla Roma. A trecentosessanta gradi.

Partiamo da Totti, direttore.
«Totti ha meritato il rinnovo».

Assomiglia a un annuncio: abbiamo il contratto?
«Non ci sono motivi per non farlo. E io a Francesco lo avevo detto: ero contrario, perché credevo che dovesse diventare un dirigente giovane invece che un calciatore vecchio. Ma poi in campo ha fatto qualcosa di sovrannaturale. Anche grazie all’allenatore».

Cioè?
«Spalletti lo ha stressato. Ma con questo atteggiamento è riuscito a tirare fuori il meglio da Totti. Vedremo se l’anno prossimo, con una nuova preparazione e tutta una stagione davanti, Francesco riuscirà ancora a esprimersi su questi livelli».

A proposito di futuro, Nainggolan va via?
«Io non credo che andrà via, perché ha voglia di rimanere alla Roma».

E’ più facile che parta Nainggolan o Pjanic?
«Forse nessuno dei due. Se mi riesce una manovra da gatto maculato, resteranno entrambi».

Ma non la preoccupa il bilancio della Roma?
«Mi serve una domanda di riserva».

Riscatterà El Shaarawy?
«Certamente. Lo merita. A Genova ha fatto una grande partita, non ha sbagliato niente. E’ un ragazzo giovane che ha fatto ottime cose».

E Rudiger?
«Compreremo anche lui».

Szczesny?
«Vediamo. Non ne ho ancora parlato all’Arsenal ma so che le pretese economiche sul suo conto per ora non sono umane. Tratteremo il rinnovo del prestito, non l’acquisto».

Ma avete già preso Alisson per 7,5 milioni.
«Ci sarà tempo per chiarire anche questa situazione. Magari lui e Szczesny faranno a botte nello spogliatoio per meritare il posto da titolare… Ma Alisson difficilmente andrà in prestito: è il portiere della Nazionale brasiliana, non un ragazzino».

Con Digne a che punto siete?
«Non abbiamo l’accordo con il Psg. Lo vogliamo acquistare ma non alle condizioni attuali (16,5 milioni)».

Paredes tornerà?
«Sì, poi vedremo il da farsi. Non so se rimarrà con noi».

Strootman dà garanzie sufficienti?
«Giocherà dieci anni senza intoppi, dando la svolta alla squadra. E’ stata una gioia rivederlo in campo per un’intera partita. Ma mi fa male pensare che lo abbiamo perso per così tanto tempo».

A centrocampo si parla anche del giovane Diawara del Bologna.
«E’ bravo».

Dzeko rimane?
«Dzeko rimane se non chiederà di andare via. E per ora dice di voler rimanere. Se così avverrà, Edin sarà una risorsa della Roma: le squadre che hanno Dzeko di solito si tengono Dzeko».

Eppure tanti attaccanti sono stati accostati alla Roma.
«Normale, è il mercato dei procuratori. Ma molti hanno costi esagerati».

Come Batshuayi e Dembelè.
«Esatto. Anzi, Dembelè è già andato (al Barcellona). E per cifre inimmaginabili, vicine ai cinquanta milioni».

In attacco non c’è troppo affollamento?
«Iturbe tornerà e troverà spazio nella Roma. Se gli attaccanti saranno troppi, si stringeranno».

Anche Ljajic e Doumbia?
«A Ljajic troveremo un’altra sistemazione, ma il rinnovo del contratto non sarà un problema perché ho un impegno con il procuratore. Doumbia invece ha fatto un errore scegliendo la Premier League, avrebbe potuto giocare in campionati più adatti a lui e invece ha preferito Newcastle. Adesso è complicato il suo mercato».

Ranieri lo vuole al Leicester?
«Non mi risulta. A meno che non l’abbia chiesto a qualche amico di Testaccio».

Il ritorno di Benatia è una possibilità concreta?
«E’ difficile. Posso dire che si sta offrendo. Non solo a noi, ma anche ad altre squadre italiane».

Caceres verrà alla Roma?
«E’ un’ipotesi, una delle tante».

Acerbi?
«E’ un profilo interessante ma dev’essere valutato non solo sul piano della qualità, ma anche del carattere. E’ già andato in una grande squadra, il Milan, ed è tornato indietro. Purtroppo non ci sono giovani italiani così forti. E siamo obbligati a prenderli per colpa dei regolamenti. Il risultato è che alla Roma verranno dei comprimari, non dei protagonisti».

Può spiegare meglio?
«E’ assurda la limitazione sugli extracomunitari e sugli stranieri. Abbassa la qualità. I settori giovanili si potrebbero tutelare lo stesso: basta seguirli».

La Roma con la sua filosofia esterofila ha speso oltre sedici milioni per un ragazzino brasiliano, Gerson.
«In questo periodo sta giocando male ma io ci conto: è fortissimo».

Conta anche sul secondo posto?
«Ci credo, ci crediamo. Spero nel miracolo del Torino. Devi sperare in una città e in una squadra che hanno intitolato lo stadio al Grande Torino. Per me là il Napoli farà grande fatica perché gli ultimi dieci anni hanno dimostrato che le malefatte nel calcio non esistono più: tutti giocano con impegno».

Ora vorremmo parlare di Sabatini.
«Fino al 30 giugno lavoro per la Roma».

Ma dopo il 30 giugno?
«I miei orizzonti temporali non vanno così lontano».

E sembra un addio…

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