Rudi ma non troppo: i 5 modi di Garcia di gestire la Roma dei miracoli

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Dopo la tragedia sportiva del 26 maggio scorso la Roma si trovava ad essere un oceano di macerie tra uno spogliatoio in subbuglio, un allenatore su cui mai davvero si era creduto per un progetto futuro ed un parco giocatori che, seppur di valore, vedeva tanti elementi in grossa difficoltà. L’artefice della rinascita giallorossa ha un nome ed un cognome: Rudi Garcia. Il tecnico transalpino venuto da Lille ha rimesso insieme gli innumerevoli cocci provenienti da un biennio di disastri attraverso un grande lavoro tanto tattico quanto psicologico. I segreti della resurrezione romanista attraverso il profeta venuto dal nord della Francia si possono riassumere in cinque punti fondamentali:

1. La gestione del gruppo e il concetto di ‘squadra’

Sin dal primo giorno di ritiro Garcia ha puntato sul concetto di squadra dentro e fuori dal campo come principio alla base per il successo stagionale. In occasione di un’uscita per fare rafting in montagna durante la preparazione estiva, l’allenatore francese addirittura prese come metafora lo ‘stare tutti sulla stessa barca che vale sia sul terreno di gioco che nella vita di spogliatoio’. Grazie a questo fine lavoro psicologico, si vede ora una squadra che in campo è un blocco compatto. Quando un giocatore giallorosso, ad esempio, subisce un duro fallo è come se tutti ne fossero toccati e corrono ad ‘aggredire’ il colpevole così come la partecipazione per festeggiare dopo ogni gol che è di massa e va dai panchinari ai preparatori.

2. La riorganizzazione tattica del team

Nelle ultime due annate la Roma non aveva mai trovato una propria identità tattica sembrando piuttosto un insieme di calciatori slegati l’uno dall’altro alla ricerca del colpo per fare male all’avversario. La gestione della fase difensiva, poi, tanto con Luis Enrique quanto con Zeman era lasciata piuttosto al caso e lo testimoniano i numeri. Cifre che hanno reso la difesa giallorossa delle ultime due stagioni tra le più perforate dell’intera Serie A. Garcia ha portato semplicità dal punto di vista tattico insieme ad ordine e disciplina nelle posizioni di ogni singolo calciatore. Particolare non secondario è, poi, quello di puntare su un blocco di titolari piuttosto costante così da infondere maggiori certezze nella squadra che va in campo settimana dopo settimana.

3. La cura della gestione atletica dei calciatori grazie al passato da preparatore

Garcia iniziò la propria carriera a grandi livelli come preparatore atletico, e non come allenatore, nel 1999 all’interno dello staff tecnico del Saint-Etienne e questo non può essere un aspetto da sottovalutare. In 5 delle prime sette giornate la Roma ha colpito in maniera letale i propri avversari nel corso della ripresa. Quando sembrava affiorare la stanchezza nell’undici che ci fronteggiava, infatti, i giallorossi ingranavano la quarta e andavano ad affondare in maniera decisa. E’ successo così contro Livorno, Verona, Parma, Lazio e Sampdoria; evidentemente nel corso della preparazione estiva il lavoro è stato mirato e la cura dei particolari maniacale, in perfetto stile Garcia.

4. La necessità di ‘amare la mia squadra’

Si presentò con queste parole in estate il tecnico transalpino, in netta controtendenza con le polemiche suscitate dai rapporti tesi tra Zeman e diversi ‘senatori’ nella stagione precedente. Sembravano le solite parole di circostanza. ‘Quanto dureranno i buoni propositi di Garcia con gente di grande personalità come come De Rossi, Totti, Pjanic, De Sanctis, Maicon..?’ si chiesero in molti e la risposta è stata presto data proprio dai diretti interessati con un amore che sembra del tutto corrisposto. Soltanto parole al miele da parte di ogni singolo giocatore giallorosso, anche di coloro che il campo lo vedono meno per evidenti motivi tecnici.

5. L’equilibrio psicologico e la pazienza nel corso del match

Un fine lavoro psicologico è stato fondamentale da parte di Garcia visto il morale trovato al momento dell’insediamento a Trigoria nella truppa giallorossa. Il francese ha infuso fiducia quotidianamente ai propri ragazzi dimostrando che tutto quello che era avvenuto fino al minuto prima del suo arrivo doveva essere cancellato e che ora la storia poteva e doveva cambiare. Questo equilibrio psicologico ormai maturato nella squadra è dimostrato dagli scarsi scatti di nervosismo, in passato più che frequenti, a cui si è potuto assistere nelle prime sette giornate. Equilibrio che ha anche portato ad un elemento importante per vincere le partite: la pazienza. Non c’è più la ricerca ossessiva del gol dal primo minuto ma un forte studio dell’avversario per capire dove, come e quando colpire. A giudicare dai risultati ottenuti sino ad ora uno studio che si può definire più che accurato.

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