Rossi: “Le idee di Tommasi mi sembravano buone ma è difficile che un atleta entri nelle sfere dirigenziali”

L’ex canoista e campione olimpico, Antonio Rossi,  è intervenuto ai microfoni de La Signora in Giallorosso, in onda su Tele Radio Stereo. Queste le sue dichiarazioni:

Che cosa ne pensi del caso doping russo?
Il vero problema è se i ricorsi verranno accettati. Non si riesce a capire chi ha ragione. Credo molto nel Cio e in quello che fa, l’atleta si mette sempre a disposizione per tutti i controlli, dando sempre la sua disponibilità. Spero che come fatto dal team italiano, anche le altre squadre abbiano dato la loro disponibilità. Non credo che sia giusto togliere la possibilità di gareggiare a chi è stato onesto, punterei a controlli sempre più severi e pene più dure a chi viene colto in flagrante. Diventa difficile far passare il messaggio di sport pulito se nelle varie sentenze c’è confusione, non credo sia giusto risolverla con la giustizia ordinaria.

Come si gestisce la fama?
Non so il concetto di essere famoso cosa possa rappresentare, quando vinci due ori olimpici sei un po’ più famoso. Quando la gente ti riconosce e ti chiede autografi e fotografie è soltanto un piacere, mai un fastidio. La canoa è uno sport dove non conta l’esperienza ma il lavoro che fai, è uno sport umile. Dopo le medaglie mi sono sposato, avere intorno delle persone che ti tengono con i piedi per terra è importantissimo.

Tuo figlio si chiama Riccardo Juri…
Ho un’amicizia profonda con Juri Chechi, gli avevo promesso che avrei chiamato mio figlio così.

Sei stato allenato da Giovanni Lozza…
Sì, è anche l’allenatore di mio figlio. Quando ho iniziato non riuscivo a vincere neanche un campionato regionale, poi ho alzato l’asticella e devo molto alla Canottieri Lecco e poi alle Fiamme Gialle.

Che ne pensi del calcio italiano?
Io sono un tifoso della Nazionale e del Milan, l’altra domenica ho visto Inter-Crotone e da lombardo tifavo per i nerazzurri, sono un tifoso un po’ anomalo.

Come valuti la situazione della Figc?
Il fatto che non si sia trovato un candidato unico è stata un’altra sconfitta, paragonabile alla mancata qualificazione. Conoscevo le idee di Tommasi e mi sembravano buone, è difficile che un atleta possa entrare nell’alta dirigenza, anche nelle altre federazioni e non solo nel calcio. C’è un po’ di timore anche se non sempre un atleta può essere anche un grande dirigente. Non deve essere un mondo autoreferenziale, il fatto che si sia ricorsi al commissariamento non è un buon segno.

A che punto sono gli ex atleti nelle altre federazioni in Italia?
Dal punto di vista CONI c’è stato un netto miglioramento, gli atleti sono coinvolti maggiormente anche come ambasciatori. Vanno rivisti gli statuti federali, perché spesso si vota per delega e il presidente uscente parte da una posizione di vantaggio rispetto ad un atleta.

Che cosa manca all’Italia rispetto alle altre federazioni?
La nazione che è cresciuta di più è l’Inghilterra, che con le olimpiadi di londra ha investito moltissimo, passando da una sola medaglia a Sydney alle 32 del 2012. In Italia non si fa questo discorso, ma si punta ad allargare tutti gli sport. E’ un concetto diverso.

Succedono episodi sregolati tra gli atleti olimpici?
Non ho una grande stima delle persone che fanno una vita sregolata, un atleta deve rispettare delle regole. Bisogna sempre pensare come un professionista, e un professionista non eccede nell’alimentazione né nelle altre cose. Bisogna considerare anche che i calciatori sono immagini pubbliche e sono considerati esempi dai ragazzi.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti