Rosetti: «Campionato migliore. La Var toglie tre errori a giornata»

La Gazzetta dello Sport (F.Ceniti) – «Capisco la paura, è un sentimento normale quando si cambia abitudini in modo radicale. Ma non è più pensabile tenere la tecnologia in disparte. La Var è migliorabile, siamo in fase di sperimentazione, ma l’obiettivo è quello di avere un calcio più giusto e spettacolare. Perché perdere uno scudetto, una finale o una semplice partita per un errore umano evidente che si può correggere nello stesso tempo di una sostituzione? Chi pensa che la Var sia solo un aiuto agli arbitri, non ha ben capito la portata della svolta epocale». Roberto Rosetti ha un incarico istituzionale (responsabile del progetto Var in Italia) e uno putativo: ha visto nascere l’esperimento della moviola in campo, lo ha seguito dai primi vagiti virtuali fino ai piccoli passi compiuti nella scorsa stagione negli stadi della Serie A. In questa stagione la sua «creatura» sta affrontando il battesimo del fuoco: incide sul risultato. Accolta da «recensioni» entusiastiche di (quasi) tutti i protagonisti, la Var nelle prime 7 giornate ha fronteggiato critiche e obiezioni. Col campionato fermo si può fare un primo bilancio e fornire una serie di numeri. Sorprendenti, spazzano molti luoghi comuni.

Rosetti, quante volte la Var si è azionata?
«Sono 309 le azioni finite sotto la lente d’ingrandimento della tecnologia nei primi 7 turni: in 288 casi la scelta della terna arbitrale è stata confermata, 21 volte cambiata. Una media di 3 errori evitati a giornata».

La Var ha un effetto domino positivo, specie sui falli di gioco…
«Sono diminuiti: erano stati 260 nelle prime 7 giornate dello scorso torneo, oggi ci fermiamo a 203. I gialli sono passati da 313 a 245, i rossi da 24 a 15. C’è più attenzione da parte dei giocatori, sanno che rischiano di più e limitano alcuni comportamenti. Le proteste sono quasi scomparse, una specie di miracolo in Italia. Ed è da sottolineare pure la serenità dei tifosi allo stadio di fronte a una decisione cambiata con l’aiuto della tecnologia».

Ci sono anche effetti collaterali poco graditi: quanto si è rallentata una partita?
«Poco o nulla. Faccio notare che per una sostituzione si perde spesso più di un minuto. Comunque, prendiamo il gioco effettivo in A: nello scorso campionato è stato 50’ e 19’’ a gara. Basso se confrontato col resto d’Europa. Nelle prime 7 giornate siamo a 51’ e 10’’. Quindi aumentato».

Ma è un fatto che si perde del tempo a rivedere gli episodi…
«Vediamo quanto. Partiamo dal recupero medio di una gara: nella scorsa A è stato 5’ e 17’’, mentre in questo torneo siamo a 5’ 36’’. Come ha spiegato Rizzoli, si deve recuperare tutto il tempo perso per l’uso della tecnologia».

Lo avete di certo cronometrato…
«Premessa: dobbiamo migliorare. Qualcosa è stato già fatto: nelle prime 3 giornate la revisione di un’azione portava via 1’ 22’’ anche per alcuni problemi tecnici avuti ad esempio in Inter-Fiorentina e Inter-Spal. Nei 3 turni successivi siamo scesi a 40’’. Vanno aggiunti 54’’ di media serviti poi agli arbitri per rivedere i replay e prendere la decisione».

Perché gli arbitri alcune volte vanno al monitor e altre no?
«Lo consente il protocollo Ifab: siamo convinti che la scelta migliore sia dare l’ultima parola all’arbitro in campo. Quando c’è un episodio soggettivo è giusto che vada a rivederlo, se è un fatto oggettivo non c’è questa necessità».

Degli esempi?
«Un rigore per un fallo di gioco segnalato dal Var come possibile chiaro errore va rivisto: in due casi (Orsato in Crotone-Benevento e Damato in Atalanta-Juve, ndr) l’arbitro ha confermato la propria scelta anche dopo la visione del replay. Sul fuorigioco, invece, non serve il controllo».

Offside tema caldo: l’obiettivo è averlo in modalità tecnologica come per il gol non gol…
«Si stanno gia sperimentando cose simili in ambito Fifa. Non è semplice perché parliamo di azioni in movimento, ma il futuro è questo».

E il presente come è gestito?
«Con la maggiore accuratezza possibile: se le immagini danno una certezza allora si cambia la decisione, altrimenti si lascia la scelta dell’assistente».

Si è discusso sulla rete di Kean data al Verona: dalle immagini di Sky era offside, il vostro replay dava posizione regolare…
«Può accadere perché siamo di fronte a un sistema bidimensionale che non gestisce le proiezioni dei corpi e non colma le differenze di una immagine non allineata come fa la Goal line. Nessuno può avere certezze, tv comprese. Noi seguiamo la procedura stabilita dall’Ifab: prevede di selezionare 4 frame del momento in cui il pallone è sul piede dell’attaccante prima del passaggio. E poi mappiamo il campo con delle griglie per avere più riferimenti, come la spalla di N’Koulou nel caso di Torino-Verona. Se tutti questi passaggi danno una risposta certa, allora la Var interviene».

Può l’arbitro Var tracciare male le griglie?
«Assolutamente no, le gestisce un software».

Quindi il gol dato al Verona lo considerate un errore evitato?
«Esatto, fa parte delle 21 decisioni cambiate. Che comprende lo scambio d’identità per un giallo in Benevento-Bologna».

E gli errori della Var?
«Un paio, come il rigore dato al Genoa contro la Juve: prima c’era fuorigioco dell’attaccante».

Altro punto discusso: su rigori e gol va controllata l’intera azione d’attacco. Come funziona da protocollo?
«La verifica parte da quando la squadra entra in possesso palla, poi serve continuità nell’azione. Non c’è un limite temporale o di campo. Se commetto una irregolarità nella mia area e poi riparto fino a segnare, la Var riporta l’azione alla prima infrazione: rete annullata e rigore contro».

Protocollo Ifab seguito nel gol cancellato alla Juve a Bergamo?
«Alla lettera, c’è continuità. Come c’era nel rigore revocato all’Atalanta per il recupero palla fuori dal campo di Petagna».

Può la Var intervenire sulla regolarità dei rigori?
«Il protocollo lo prevede se il portiere si muove in avanti in modo evidente oppure se chi calcia segna col doppio tocco, tipo Bacca in Sassuolo-Milan. L’ingresso in area dei giocatori prima del tiro è lasciato all’arbitro».

A proposito: come stanno reagendo a questa evoluzione?
«Sono straordinari, lo stanno dimostrando coi fatti. Questa rivoluzione positiva del calcio è possibile per il loro lavoro unito a quello di Nicola Rizzoli, Marcello Nicchi, il presidente Tavecchio, il d.g. Uva, il segretario della Lega Brunelli. Tutti in prima linea. Ci tengo a ringraziarli pubblicamente. Menzione speciale agli assistenti: in un battito hanno cambiato abitudini lunghe decenni, ora alzano la bandierina in ritardo per permettere alla Var di correggere un eventuale errore e non ripetere il caso di Bologna-Torino. Quindi non fischiateli per questo, semmai applauditeli».

I tifosi vogliono sapere e capire, ma spesso le immagini usate dai Var non passano in tv…
«In questo avvio c’era la priorità di comunicare con gli arbitri in campo. A proposito: ora le linee sono 2 in modo da evitare black out. L’obiettivo trasparenza è ben presente: vedrete le immagini, è una promessa. Forse in futuro ci saranno i replay pure negli stadi».

L’Italia sarà sempre in prima fila sulla moviola in campo?
«Il presidente Tavecchio è stato chiaro: continueremo su questa strada. Dalla prossima stagione a Coverciano ci sarà fisso un simulatore Var; Figc e Lega promuoveranno un master sull’uso della tecnologia sulla scia di quello previsto tra una settimana a Trento sui match analyst. Andrò di nuovo nei ritiri per spiegare la Var e raccogliere suggerimenti. E come Italia potremmo proporci per testare il guardalinee elettronico, investendo molti soldi. Ci muoviamo in accordo con la Fifa. Non è più ammissibile convalidare un gol irregolare tipo quello della mano di Henry. Il calcio sta cambiando grazie alla tecnologia. E sarà un calcio migliore».

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