Romagnoli è un rimpianto?

Corriere dello Sport (R.Maida) – Affare o rimpianto? La risposta dipende dai gusti, come per il gelato da consumare nelle calde serate estive sul lungomare di Anzio. Di sicuro Alessio Romagnoli resta un’incognita di doppio livello: non ha ancora chiarito al mondo se possa raggiungere i livelli dell’idolo Nesta, del quale al Milan ha preso la maglia numero 13, né se meritasse un ruolo da protagonista nella difesa della Roma a due anni e mezzo di distanza dalla discussa cessione.

FISCHI – I tifosi domani sera lo fischieranno, come è già successo nelle precedenti visite da avversario. Non tanto perché considerato un “traditore” ma per aver rivelato le sue simpatie adolescenziali per la Lazio. In fondo Romagnoli a Trigoria è cresciuto, dopo aver abbandonato gli amici d’infanzia della Polisportiva San Giacomo di Nettuno per inseguire il destino, e forse non se ne sarebbe andato, se Sabatini non avesse fiutato una bella plusvalenza nell’estate 2015: un incontro a Forte dei Marmi con Galliani pose le basi per il trasferimento al Milan, che pagò 25 milioni senza depauperare la rosa della Roma, dal momento che Romagnoli veniva da un anno passato in prestito alla Sampdoria.

GIGANTE – Ha sempre bruciato le tappe: a 9 anni, quando fece il provino con la Roma, aveva una personalità in campo fuori dal comune, al di là del talento visibile. E a 17, nella sorpresa generale, venne convocato da Zeman per il ritiro della prima squadra, dopo poche partite giocate nella Primavera. All’epoca, non potendo chiedere il numero 13 per motivi di opportunità campanilistica, ripiegò sul 46 di Valentino Rossi. E dopo un’estate strabiliante nella quale mostrò di essere già pronto per misurarsi con la Serie A, Zeman non aspettò molto per lanciarlo. Accadde nei minuti finali, pensate un po’, di un Roma-Milan stravinto. Romagnoli avrebbe compiuto 18 anni il mese dopo. E da fresco maggiorenne, alla seconda presenza in campionato, segnò addirittura un gol, all’Olimpico contro il Genoa.

OSSERVATO – La strada verso il successo era ormai tracciata ma, come a volte capita ai giovani, subì un rallentamento nella stagione successiva, quando Rudi Garcia trovò in Benatia e Castan una coppia difensiva quasi insuperabile preferendo utilizzare Romagnoli, quando necessario, sulla fascia sinistra più che al centro. Da qui la decisione di mandarlo a giocare in prestito nel 2014, una brillante stagione da titolare alla Sampdoria e infine l’affare siglato con il Milan.

ALTERNANZA – A Milano non è stato tutto facile, soprattutto a causa delle difficoltà della società e della squadra. Ha testato anche più volte la comodità della panchina di San Siro, sollevando qualche dubbio sul suo reale valore. Tanto che il ct Ventura, dopo averlo fatto debuttare in Nazionale nell’ottobre 2016 e avergli concesso 5 presenze lo ha mollato nel momento più importante, estromettendolo dal gruppo azzurro che si è giocato (male) l’accesso al Mondiale. Del nuovo ciclo però dovrebbe essere un punto fermo: non è stato convocato da Di Biagio per il prossimo stage ma nelle partite che contano tornerà in lista. Sperando di farsi finalmente rimpiangere dalla Roma che intanto ha battuto il suo Milan quattro volte nelle ultime quattro partite.

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