Il Messaggero – Zeman c’è e si vede

Senza esagerare con l’ottimismo, la Roma comincia a dare qualche indicazione a Zeman. I primi passi sono incerti solo per qualche interprete che si sta abituando ai nuovi metodi. Ma il gruppo si sforza e si vede. Già prova a comportarsi da squadra e a recitare da grande. Non a caso, perché la mentalità offensiva è evidente, vince anche la prima gara all’estero della sua stagione, appena iniziata con il ritorno del boemo sulla panchina giallorossa. Il 2 a 1 contro il Rapid, al Gerhard Hanappi Stadion, ha un altro peso rispetto ai due successi nei test in ritiro che hanno preceduto questa trasferta: l’avversario è più avanti nella preparazione (la prossima settimana parte il campionato austriaco) e quindi più impegnativo. Il gol decisivo è di Pizarro, il regista cileno che non farà parte della nuova avventura.

La Roma ha un senso, anche se lavora solo da tredici giorni. Luci e ombre sono gli step del percorso da fare con Zeman. Di sicuro i giocatori, giocando un tempo a testa, non hanno la lingua di fuori. La preparazione del tecnico di Praga si vede. Anche qualche azione. Qualche accenno di schema, magari appena abbozzato. Gli attaccanti ancora non sono però come li vuole l’allenatore. Stanno studiando. Con loro Totti che stavolta parte a sinistra, come nella prima delle tre amichevoli, e sta meglio che contro i rumeni. Sabato alzò bandiera bianca dopo trentasette minuti e proprio perché Zeman nel finale di tempo lo voleva sulla fascia con Osvaldo centravanti. Come sono partiti ieri. Il capitano ha partecipato all’azione del vantaggio al quattordicesimo, con Pjanic bravo a chiudere l’azione che sembrava finita, intercettando, prima di piazzare il destro in porta con classe e precisione, un rilancio fiacco. Osvaldo avrebbe dovuto fare un paio di gol, soprattutto sfrtuttare la prima chance che gli è stata offerta da Florenzi, tra i più vivaci della prima parte. Davanti anche Lamela è altalenante. Meno propositivo del capitano e anche distratto al momento del ricamo decisivo in contropiede. E’ lì che c’è ancora molto da fare. In attacco. Perché con Zeman bisogna avere più occasioni e soprattutto, quando capitano, evitare di buttarle al vento.

A centrocampo debutta Bradley. Da mediano centrale, tra Florenzi e Pjanic. L’americano sta abbastanza bene fisicamente e si vede quando va a pressare, ma si preoccupa principalmente di studiare i nuovi compagni, leggendone i movimenti sul terreno di gioco. Il Rapid lascia campo con il suo 4-2-3-1 che si trasforma, in fase di non possesso palla, nel prudente 4-5-1. La linea difensiva scelta da Zeman è quella del passato: in porta Lobont, a destra Rosi, in mezzo Burdisso e Romagnoli, a sinistra Taddei. Decente il lavoro degli esterni, abbastanza attenti i due centrali, anche se l’argentino ha permesso, dopo la respinta morbida e quindi non sicura di Lobont, la rovesciata da spiaggia del pari a Boyd al ventottesimo. Bella, ma facilmente evitabile, se Burdisso avesse saltato di testa. Sicuramente più spettacolare e meno prevedibile la rovesciata precedente dello stesso centravanti che aveva colpito l’incrocio dei pali. Nel finale di tempo il secondo palo del Rapid, mato da un salvataggio in scivolata di Taddei: il brasiliano per evitare il gol, ha deviato verso la porta di Lobont.

Nella ripresa Zeman ha cambiato dieci giocatori su undici. Solo Burdisso, avendo bisogno di giocare dopo il lungo stop, è rimasto in campo per tutta la gara. Il terzo portiere Svedkauskas è entrato a dieci dalla fine e Marquinho subito dopo la rete decisiva di Pizarro al settimo. E’ stata una delle azioni migliori, con l’affondo di Rosi e la palla giocata centralmente verso Simplicio, appostato fuori area: tocco di prima del brasiliano, in verticale, e gol in spaccata, di piatto destro, del cileno. Il centrocampo dei senatori, anche Perrotta ha iniziato la fazione in quel reparto (poi è arretrato da terzino per lasciare il posto a Marquinho), con Simplicio regista lucido e Pizarro già in forma e utile da intermedio. Okaka da centravanti si è solo impegnato, a destra benino Nico Lopez e in crescita anche Bojan dall’altro lato. Jose Angel sembra imballato o, più probabilmente, fuori dal coro. «Una vittoria fa sempre bene al morale. Non è ancora la mia Roma, ma ha più di un mese di tempo per diventarlo. Ho a disposizione giocatori di grandi qualità», ha spiegato Zeman a fine partita. Sui singoli: «Totti lo vedo meglio di tredici anni fa, Bradley ha personalità. Con Destro avrei più scelta». Castan è rimasto a Trigoria ad allenarsi: il viaggio in giornata era troppo stancante.
Il Messaggero – Luciano Danza 

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