Roma, via al Florenzi 3.0

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Leggo (F.Balzani) – L’era del Florenzi 3.0 è alle porte. Domenica contro la Samp il tuttofare romanista potrebbe finalmente tornare al suo ruolo naturale e liberarsi dall’etichetta di “nuovo Dani Alves” che di certo non gli ha portato enormi fortune. L’esperimento da terzino, infatti, dopo una stagione di alti e bassi e l’errore di Cagliari potrebbe essere accantonato a meno di situazioni di emergenza. Spalletti lo ha detto chiaramente: «Se ho la possibilità voglio riportare Florenzi avanti. Può giocare a centrocampo o nel tridente». Come fa in Nazionale e come ha fatto anche lunedì sera con Ventura nel 2° tempo di Israele-Italia in cui si è messo in mostra per un sombrero e lancio di 50 metri per Immobile che ha mandato fuori di un nulla («Lo perdono solo perché poi ha segnato», ha scherzato Florenzi su Instagram). Il ct lo ha schierato esterno a centrocampo con compiti da difensore aggiunto in fase di non possesso vista l’inferiorità numerica dell’Italia. Un ruolo da “tre e mezzo” che Florenzi ha ricoperto spesso con Zeman e che potrebbe far comodo a Spalletti.

Nella testa del tecnico, viste le assenze di Mario Rui (che ha cambiato maglia da 22 a 21) e De Rossi, c’è ancora il 4-2-3-1 con Paredes regista e Jesus terzino sinistro. A destra c’è Bruno Peres. Dove si mette quindi Florenzi? Se prendiamo per buone le parole di Spalletti di due mesi fa («Lo preferisco da alto a sinistra perché quando tira ha un piede importante. Da una parte mette, dall’altra incrina») prenderebbe il posto di uno tra El Shaarawy e Salah costringendo almeno un Faraone in panchina. Se non tutti e due nel caso venisse impiegato Dzeko. Altrimenti potrebbe tornare in auge l’idea del 4-2-4 senza il bosniaco e con un attacco light. Ipotesi che piacciono a Florenzicostretto” a fare il capitano viste le vicissitudini di De Rossi e l’assenza tra i titolari di Totti. Nel frattempo Alessandro – che ieri ha svolto lavoro di scarico a Trigoria – si gode l’azzurro: «Quando giochiamo da guerrieri in pochi ci battono. Quando siamo rimasti in 10 è venuto fuori il carattere, il gruppo, l’Italia».

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