Roma Transformer. Spalletti ci prova in quattro mosse

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La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – Creature meravigliose oppure solo mostri persino pericolosi? Gli ibridi, in fondo, restano sempre un mistero. Esattamente 200 anni fa una ragazza inglese, Mary Shelley, cominciava a raccontare la storia del «patchwork» umano più famoso della storia, quello realizzato dal dottor Victor Frankenstein, che utilizzando pezzi di cadavere dette vita appunto a una creatura fortissima e maledetta. Dal quel 1816 occorsero due anni perché il romanzo prendesse forma (nella sua prima versione). Un tempo decisamente troppo lungo, se applicato alle storie di calcio, basti pensare a Luciano Spalletti e al tavolo operatorio su cui ha sdraiato la Roma. La sua Creatura – di sicuro più bella e non certo malvagia – dovrà essere pronta prima, magari anche domenica prossima a Torino contro la Juve, ma la prima crisetta di rigetto evidenziata due giorni fa contro il Verona, ultimo in classifica, fa preoccupare. All’allenatore toscano però le idee non mancano, oscillando dal rispolvero del 4-2- 3-1, che è stato il suo marchio di fabbrica dal 2005 al 2009, alla riproposizione della difesa a tre che aveva coltivato a Udine. Di un paio di cose però ha senz’altro bisogno: 1) una buona preparazione fisica del gruppo (e al netto delle dichiarazioni di facciata, sembra che Norman e Lippie a Trigoria non convincano del tutto); 2) la disponibilità dei giocatori a mettersi in discussione, senza che le troppe nozioni da incamerare li mettano in confusione tattica.

A SPECCHIO – Nella duttilità chiesta da Spalletti c’è anche la capacità di mettersi a specchio con l’avversario, soprattutto per non andare in inferiorità numerica a centrocampo. È successo contro il Verona, probabile che succeda anche allo Juventus Stadium, visto che contro una squadra bianconera probabilmente schierata con la difesa a tre, la Roma scelga uno stesso modulo, magari affidando a De Rossi le chiavi della retroguardia, vista anche la capacità d’impostazione dell’azzurro. D’altronde già in Nazionale, nelle sfide apparentemente impossibili contro la Spagna, l’ex c.t. Prandelli gli aveva chiesto di giocare alla Mascherano, arretrando il suo raggio d’azione. E l’esito in quei casi è stato positivo.

DAL PEK A MIRE – Tornando al 4- 2-3-1, la prima mutazione riguarda Pjanic che, come il Pizarro degli anni d’oro, ha piedi nobili e passato da trequartista. Certo, geometrie e visione di gioco non s’improvvisano, ma il materiale su cui lavorare c’è tutto. Non a caso il bosniaco ha avuto anche la benedizione dello stesso Pizarro: «Ha le qualità per fare bene quel ruolo», ha detto due giorni fa, andando in visita ai compagni nello spogliatoio dell’Olimpico. Perché non credergli?

IL NINJA RITROVATO – Anche a Nainggolan, l’allenatore toscano ha chiesto di fare qualcosa di diverso. Nel belga, infatti, Spalletti ha rivisto alcune delle doti che hanno esaltato Simone Perrotta nel quadriennio giallorosso. Dalla corsa alla capacità di cercare il gol, il Ninja può interpretare (a suo modo) ciò che il ruolo di incursore comporta. D’altronde, lo stesso Spalletti ha detto come l’esuberanza fisica di Nainggolan avrebbero corso il rischio in mediana di portarlo talvolta fuori posizione. Invece, proprio le doti di corsa lo disegnano come giocatore ideale per portare il primo pressing sui portatori di palla avversari. Postilla: sarà un caso che, spostato più vicino alla porta avversaria, domenica il belga abbia ritrovato il gol che mancava dalla scorsa stagione?

CRISI DZEKO – Discorso diverso quello di Dzeko. Il bosniaco è in chiara crisi, tant’è che ieri ha postato una frase significativa: « Devi combattere e passare attraverso brutti giorni per cercare di guadagnare giorni migliori ». Proprio vero. Le voci dello spogliatoio raccontano che il centravanti è apparso troppo appesantito dalla preparazione fisica. Da lui però Spalletti si aspetta tanto. Certo, le caratteristiche di Dzeko non sono come quelle di Totti, ma in comune hanno la capacità di prendersi la palla lontano dalla porta e quella di aprire spazi ai compagni che si inseriscono. Insomma, se Spalletti ce la farà a indossare i panni del dottor Frankenstein e a far nascere una nuova creatura, non aspettatevi che sia gemella di quella ammirata qualche anno fa. Il tempo passa, le esperienze aumentano e le caratteristiche dei giocatori non sono mai perfettamente uguali. La nuova Roma insomma, se nascerà, è pronta a cambiare pelle ed a rifarsi. Persino la Borsa, che ha visto il titolo giallorosso perdere il 7,67%, un giorno potrebbe ricredersi.

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