Roma senza sosta: “Obbligati a vincere”

Il Tempo (A.Austini) – La Roma contro il Torino degli ex, un girone dopo. La gara d’andata ha segnato il punto più basso della stagione: una sconfitta deprimente, con doppietta di Iago Falque e dall’altra parte Dzeko capace di sprecare una decina di palle gol. Spalletti fu pesantissimo con i suoi giocatori, «abbiamo delle menti malate» disse quel giorno, mentre adesso si ritrova a guidare una squadra che ha trovato equilibrio, varietà di soluzioni, maturità, sospinta dallo stesso centravanti bosniaco a suon di gol. La vendetta, però, va servita sul campo e il tecnico toscano manda un invito molto chiaro ai suoi giocatori: «Dobbiamo battere assolutamente il Torino se vogliamo continuare a competere su tre fronti. Non abbiamo altro risultato se non la vittoria, che passa sempre attraverso la prestazione: dovrà essere sicuramente diversa da quella dell’andata». Quindi, il turnover programmato da Spalletti alla vigilia del Villarreal sarà rinviato in occasione della partita di ritorno con gli spagnoli. «Il risultato dell’andata – conferma il tecnico – qualcosa modifica, ma a prescindere abbiamo un gruppo forte che può arrivare in fondo in campionato e nelle due coppe. Quello che miravo all’inizio in parte l’ho ottenuto: il gruppo c’è e non si potrà mai dire che non vinciamo una partita perché ci manca qualcuno, noi abbiamo tutto per far bene sempre».

Complimenti sì, ma pure un avviso in vista di giovedì: «Se qualcuno pensa che abbiamo già passato il turno in Europa si sbaglia di grosso». Spalletti, si sa, è un perfezionista e non lascia nulla al caso. Neppure una gara vinta 4-0 in trasferta lo ha soddisfatto del tutto e per spiegarlo si produce in una risposta lunga cinque minuti. «Dobbiamo migliorare in quei 4-5 secondi in cui riconquistiamo palla e renderla subito giocabile – dice in sintesi – noi invece lì la perdevamo e sono tutti metri di fatica in più. Non sono avvelenato o nervoso, semplicemente sono uno che vuole sfruttare le qualità della propria squadra fino in fondo». Del suo approccio «maniacale» alla professione ne sanno qualcosa gli agronomi che curano i campi di Trigoria: Luciano gli sta incollato come nessun suo predecessore e ha chiesto di sistemare l’erba del campo B. Non è quello dove si è infortunato Florenzi, che Spalletti invoca come esempio da cui trarre forza: «In questa vicenda ci ha consegnato un pezzetto di sé stesso, siamo tutti un po’ Florenzi. Se ce lo permettono, col Torino scendiamo in campo con Flo-Szczesny, Flo-Peres, Flo-Emerson, Flo-Fazio, Flo-Spalletti».

Non si intrufola nella diatriba Sarri-De Laurentiis, anche se ammette come il mestiere dell’allenatore sia sempre più difficile: «Ormai è così: uno non ti saluta, uno ti manda affanc…, il presidente ti dice che sbagli formazioni, qualsiasi cosa tu tocchi era meglio l’altro, a volte anche quando vinci. Io in questa posizione spalle al muro non mi trovo comodo». Alla domanda su un possibile futuro alla Juventus, invece, non risponde proprio. E Mihajlovic? A fermare di nuovo l’«odiata» Roma ci pensa eccome. «Sono una squadra fortissima, rispetto all’andata sono cambiati, ma abbiamo tutte le qualità per metterli in difficoltà e veniamo all’Olimpico per fare risultato». Ljajic, Iturbe e Iago Falque hanno la stessa intenzione.

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