Roma, se la crisi non è (solo) di nervi

Di buono dalla gara contro il Gent c’è solo il punteggio. L’1-0 permette di approcciare in modo diverso anche la partita contro il Lecce, che va vinta. I problemi però rimangono. La Roma vista giovedì è una squadra in palese difficoltà fisica e tattica. Fonseca continua a pensare che sia un problema mentale, ma il campo e la squadra dicono altro. Basterebbe analizzare la prestazione di Perez che è arrivato a gennaio, sembrava volasse rispetto ai compagni che rimandano al mittente quando si parla di problema mentale. Se non riesci a fare le cose che prima ti venivano naturali, subentra il timore di sbagliare e in questo momento, dove manca brillantezza a livello atletico, emergono i limiti individuali dei calciatori. Dzeko ha riassunto tutto con “mancanza di qualità“, ma c’è dell’altro. La Roma fatica a giocare con il 4-2-3-1 perchè non ha gli interpreti per attuarlo: manca un regista di ruolo, i due terzini non hanno la qualità e la corsa richiesta da Fonseca e il tridente offensivo dietro Dzeko segna troppo poco. Nella top 40 della Serie A per tiri in porta la Roma ha soltanto il bosniaco e distantissimo, al 39esimo posto, Kolarov. Perdendo la forza fisica di Zaniolo e le geometrie di Diawara la Roma ha dato qualche segnale di vita soltanto quando ha riprovato a schierarsi col 4-1-4-1. Fonseca si potrebbe rifuggiare nel 4-3-3 e, in un periodo dove si fatica a creare gioco, questo modulo permette di farlo anche senza un playmaker, potendo utilizzare le mezzali. Lo riporta Il Messaggero.

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