Il Romanista – Essere tifosi della Roma

Curva

Uno a uno, embé? Uno a uno contiamo chi ci crede e chi no. Uno a uno si accomodino signori tutti quelli che non lo fanno, tutti quelli che oggi è finito tutto e che magari due settimane fa parlavano di Circo Massimo a Fiumicino, quelli che “tanto non è pe’ noi”, quelli che “Garcia mica è Conte”, “è sbajata a preparazione”, “so’ sbajati i cambi” , “a rosa fa schifo”, quelli che “io o sapevo che…” (che sapevi che?), quelli che “so solo mijardari se so già rilassati”, quelli che “è colpa de a americani””, quelli che fino all’anno scorso “De Rossi non gioca da tre anni” poi quest’anno “De Rossi è il vero capitano” e oggi “però ndo’ annamo senza Totti?”:’ndannate? Uno a uno accomodatevi, prego.

Uno a uno, fuori i secondi perché qui si vuole arrivare primi. Si vuole ciò che si ha. Quello che non ho continua a essere quel che non mi manca. Uno a uno, fuori i piagnoni, i depressi pe’ moda o i tristi pe’ finta, fuori chi parla solo a cappella non solo nel senso che si unisce al coro, fuori chi non ha pensiero né palle, fuori chi non sa cosa sia tifare la Roma, fuori chi non sa soffrire, fuori chi non sa giudicare perché l’unica risposta a questa presa per il culo che il destino t’ha fatto ieri (fuori pure quelli che parlano di destino, fuori pure io se è necessario) è riempire lo stadio Olimpico quando sarà lunedì sera col Cagliari. Tipo ottantamila. Una volta ne saremmo stati capaci. Una volta quando la Roma stava per inciampare accorrevamo subito tutti là in ginocchio col mantello a tenderle la mano. Era un dovere, un piacere, un onore. La Roma è l’amore del tifoso della Roma. Perché la Roma se lo meritava sempre e questa Roma se lo merita. Non è vero che non ha fatto niente finora, la Roma non ha ancora vinto niente ma per questo c’è tempo, ma proprio per questo non bisogna mollare niente. E bisogna vincere. Bisogna volerlo. Bisogna lottare. Bisogna osare. Bisogna credere. Bisogna continuare. Bisogna capire. Bisogna tifare.
Non è vero che la Roma non ha fatto niente, la Roma una risposta l’ha data ai tifosi e a se stessa, ha vinto 10 partite di fila, ha fatto storia, ha vinto 10 partite e le altre due le ha pareggiate e non le ha perse, e due, soprattutto quella di ieri, meritava di vincerle. La Roma ha risposto. La Roma è prima. La Roma è prima da sola. La Roma che mai sola mai. Basta usare ’sto 26 maggio perché sennò diventa retorica, sennò diventa irrispettoso per chi ci è veramente stato male quel giorno (senza comunque che mai la lazio o qualsiasi espressione della lazialità possa mai nemmeno lontanamente risultare incisiva non solo sulla storia – è impossibile – ma sull’umore di un romanista per più di mezza giornata).
Chi è della Roma il 27 maggio vedeva quello che continua a vedere adesso: la Roma. Prima. Bella. Nostra. Bionda. Mora. Orgogliosa. Sfortunata. Perfetta. Invincibile. Penalizzata. Pronta. Ferita. Incazzata. Romanista. Piangersi addosso non serve a niente, se veramente c’è da completare un riscatto, facciamolo: mancano 26 partite, sembra fatto apposta. Chi ci tiene al 26 maggio ci metta adesso tutto di più, molto di più di prima. Basta co ’sta retorica triste del “mai na gioia”: ve la immaginate la Roma degli Anni 80 sostenere una cosa del genere? Ve lo immaginate Falcao, che scende le scalette dell’aereo a Fiumicino, dire “mai ’na gioia” invece di “vinciamo lo scudetto in tre anni” in una città che non lo vinceva da 40? Secondo voi perché l’abbiamo vinto quello scudetto? Ve li immaginate Batistuta, Capello e Totti nel 2001 dichiarare “mai na gioia per noi?”. E che dovrebbe dì Paolo Negro? Che dovrebbero dire tutti i tifosi della squadra che si fa l’autogol sotto la Nord contro la Roma (lazio o Sassuolo che sia)? E non è retorica questa.
La Roma ha giocato meglio ieri che col Torino, che col Chievo, che con l’Udinese (almeno per 75’) persino col Napoli (che pareggia in casa 1-1 col Sassuolo). La Roma ha giocato senza 4 attaccanti, Totti, Gervinho, Destro poi Borriello, tre di questi sicuri titolari e uno, incidentalmente, il più forte giocatore d’Europa. Come atteggiamento, c’è più futuro in Ljajic e nei suoi gol sbagliati ieri che in Osvaldo che fa tripletta al Siena e fa vedere le orecchie ai tifosi che poi manderà candidamente affanculo a Riscone. Si potrebbe continuare, tirare fuori tanti motivi uno a uno. Uno a uno. Ma ne basta uno. Un punto. Quello che ci fa primi oggi e sempre: essere tifosi della Roma. Forza Roma.
Il Romanista – T.Cagnucci

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