Roma, questione di Fede

Il Messaggero (A.Angeloni) – In sei mesi ha già superato le presenze totalizzate in due anni di Tottenham. Due anni non certo indimenticabili per Federico Fazio, anche se in Inghilterra non era stato accolto come il marito della Littizzetto (sic). La Roma ha avuto fede, così come Spalletti che dopo il suo arrivo lo aveva definito «un ottimo cambio». La fede ce l’ha avuta anche lui, Federico, uomo solido e vincente, ma tutto da riscoprire, proprio per quelle ultime stagioni un po’ a bagnomaria, specie l’ultima. Ma visto che qui siamo nella città del «te l’avevamo detto» o «dove sono quelli che parlavamo male di?», rendiamo merito a Federico Fazio e ci scuserà se, al suo arrivo, qualcuno lo ha chiamato Fabio come Fabio Fazio. Che offesa! Ma che c’entra il marito della Littizzetto? Andiamo avanti. Fede ha stupito tutti, sicuramente non se stesso. Lo ha fatto pian piano e oggi, come ha ammesso il ct Edgardo Bauza, sta per rientrare nel giro della Seleccion, nella quale non ha collezionato troppe presenze, solo 9 nell’arco di tempo che va dal 2001 al 2014. Bauza era in Italia anche per vedere i suoi e a Roma per visionare Perotti, ma ha ripreso in considerazione la statua giallorossa di chiare origini italiane, nonno e mamma sono calabresi.

INSOSTITUIBILE – Fazio è arrivato senza squilli di tromba, i primissimi di agosto. E’ un’idea di Baldini, è stato riferito. Che del Tottenham conosce tutto e quel Fazio non lo aveva dimenticato, sapeva che avrebbe ritrovato se stesso. E poi, i costi dell’operazione non erano altissimi, quello si poteva fare e quello si è fatto. Spalletti all’inizio aveva in testa un’altra difesa, considerava Fazio più utile per un reparto a tre, che nella prima fase della stagione era ancora in embrione. Poi, pian piano, con l’assenza continua di Vermaelen, con Ruediger che stava rientrando, ha proposto un terzetto completo di forza (Ruediger), velocità (Manolas) e senso della posizione più abilità nel palleggio (Fazio, appunto). Delle ventidue gare di campionato, alla fine, ne ha saltata solo una, quella in casa contro la Sampdoria. Solo in quella, nemmeno un minuto in campo. Prima un paio di apparizioni molto timide: Udinese (10 minuti) e Cagliari (26). Dalla trasferta di Firenze ad oggi non ha saltato una gara di campionato e le ha giocate tutte da titolare: diciannove partite tutte d’un fiato. Dalla Fiorentina alla Fiorentina, Fede spera che il risultato di martedì sia migliore di quello dell’andata. Lo spera non solo lui, ovviamente. Solo contro il Cesena (Coppa Italia), Spalletti ha deciso di farlo riposare. Con lui in campo (e non solo grazie a lui), Lucio è riuscito a trovare quell’equilibrio che mancava. Fazio gioca quasi come un libero vecchia maniera, appena dietro i due centrali che gli coprono i fianchi. Ha forza fisica, qualità tecnica (ha un passato da centrocampista), fin ora ha segnato solo una rete in coppa. Si scambia con De Rossi il doppio ruolo di regista e difensore centrale.

IL VINCENTE – Nelle diciannove gare di campionato giocate da titolare, ha preso una sola ammonizione, a Marassi contro il Genoa, l’8 gennaio scorso. Spalletti non lo ha risparmiato nemmeno nelle altre competizioni: 4 presenze in Europa League, una in Champions e una in Coppa Italia. Fazio ha vinto tanto, al di là delle famose coppe con il Siviglia, (230 partite tra Siviglia a Tottenahm, 2 Europa League, 1 Coppa di Spagna e con la Nazionale è Campione U-20 e ha conquistato un oro Olimipico) e vuole continuare a farlo. Come disse il giorno della presentazione a Trigoria circa sei mesi fa. «Il mio punto di forza è quello di lottare sempre, essere una persona competitiva, che vuole vincere, speriamo di vincere dei titoli già da quest’anno. Il mio idolo? Mi è sempre piaciuto Samuel, l’ho sempre seguito con affetto, dal Boca alla Roma. Un altro che ho sempre considerato un modello è Gabriel Milito». Federico The Wall, come suona?

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti