Roma vs PSG, quando soldi e fenomeni non bastano. Grandi numeri in un campionato poco competitivo

Pagine Romaniste (Y.Oggiano) –Soldi, soldi, soldi” cantava Betty Curtis nei lontani anni 50. La canzone è entrata ben in testa dello sceicco Al-Khelaifi, proprietario del Paris Saint Germain. Parla poco, ma si fa sentire quando conta il denaro pesante nel momento del calciomercato. Non sono mancati i problemi col Fair Play Finanziario, ma la potenza era talmente tanta che i francesi sono stati in grado di spendere quasi 200 milioni di euro per Mbappe e più di 200 per Neymar. La squadra è sempre stata forte, fortissima, ma è quasi sempre mancato il manico, uno che sapesse far giocare bene il PSG e, nel frattempo, portare trofei pesanti e di rilievo. Non ci sono riusciti Ancelotti, Blanc, Emery e nemmeno Tuchel che è passato con fatica contro il Borussia Dortmund in Champions League. Addirittura nel 2017 i parigini stavano per portare a casa lo scalpo del Barcellona prima di prendere l’imbarcata storica al Camp Nou, finì 6-1 dopo il 4-0 dell’andata. Per quanto riguarda il discorso allenatori è simile il percorso della Roma che piano piano sta trovando la strada maestra con Fonseca. Il prescelto, negli ultimi anni, sembrava Spalletti, ma qualche decisione societaria non è andata bene al tecnico di Certaldo che ha lasciato la barca senza rinnovare. E’ riuscito quasi nel miracolo Di Francesco, ma la sua corsa terminò in semifinale di Champions con un arbitraggio a dir poco discutibile.

DIFESA

Uno dei punti solidi del PSG faceva parte della Roma. Parliamo di Marquinhos che è diventato un riferimento per tutta la squadra e non solo da centrale, ma anche da mediano per garantire più copertura alla retroguardia. Strepitosa la sua partita contro il Borussia dove ha annullato uno come Haaland. Al suo fianco altra vecchia conoscenza della Serie A: Thiago Silva. I due formano una coppia di centrali di grande affidabilità, un po’ come Mancini e Smalling che giocano insieme da poco tempo, ma che pare si conoscano da una vita. Il reparto parigino, però, è composto anche da diversi giovani, una politica che ora sta prendendo piede nella testa di AlKhelaifi. Dalla “cantera” è stato lanciato Kimpembe, praticamente titolare nella nazionale francese, ed ora stanno emergendo anche Kehrer, Soh e Bakker prelevato dall’Ajax che è una garanzia di talento. Questo fattore manca alla Roma che in difesa ha difficoltà nel trovare ricambio generazionale. E’ stato acquistato Cetin, dalla Primavera potrebbero salire presto Calafiori e Bouah, ma il futuro è tutto un’incognita. Anche qui non sono mancate spese perché durante le sessioni di calciomercato sono arrivati Diallo, Bernat e Kurzawa che nel tempo si è un po’ perso. In un campionato che ha ben poco da dire le reti subite sono comunque 24 in 27 partite. Troppe per chi comanda con facilità la Ligue 1. La Roma comunque, nelle sue difficoltà, non è molto distante con 35 gol presi. Per il PSG forse si può fare un discorso di concentrazione perchè in Champions le cose cambiano e di netto. Sono soltanto 4 le reti incassate, due delle quali nell’andata dell’ottavo di finale contro il Borussia.

CENTROCAMPO

Qui è dove Verratti comanda il gioco, dove Gueye ha la funzione di incontrista e dove compare anche un’altra vecchia conoscenza della Roma: Leo Paredes. Avendo un attacco clamoroso il centrocampo del PSG è chiamato a fare il “compitino quello di portare avanti la palla perché tanto ci pensano i mostri davanti. E così succede visto che nelle statistiche compaiono poco o niente i nomi di questo reparto. C’è giusto Verratti tra gli assistman con 4, nulla a che vedere col nostro Pellegrini che si immola a 8. Anche Draxler, centrocampista molto offensivo, fatica a trovare posto. I gol latitano, anzi, mancano completamente: un timbro per tutti tranne che per il tedesco e per il centrocampista azzurro che ha rimediato addirittura 6 cartellini gialli. Ciò dimostra anche un’evoluzione nel suo gioco, da regista puro a centrocampista completo che difende. Comunque, anche se mancano statistiche pesanti, il PSG ha un giusto assortimento di giocatori: da chi costruisce gioco a chi lo rompe. La Roma è molto simile per questo verso perchè ha giocatori come Cristante, Veretout e Diawara che si dividono i compiti per portare il pallone e per toglierlo agli avversari.

ATTACCO

Se prima abbiamo visto un buon equilibrio, qua arrivano le note dolenti. Tra i due reparti, purtroppo per la Roma, non c’è minimamente paragone. Mbappe, Icardi, Neymar, Sarabia, Di Maria, Cavani e Choupo-Moting. Sono loro gli alfieri di Tuchel messi in rigoroso ordine di gol segnati. Pensare soltanto che l’uruguaiano, uno dei più forti del mondo, ormai fa panchina, fa tremare le gambe. Il PSG ne porta 3 in doppia cifra in Ligue 1 che diventano 5 contando anche le coppe. Tra questi, appunto, non c’è Cavani il cui minutaggio è ridotto all’osso. La Roma, in doppia cifra, ne porta soltanto uno, contando tutte le competizioni, ed è Dzeko a 15. Il secondo “bomber” è Kluivert a 7 seguito da Kolarov e Mkhitaryan a 6. 75 a 51 il computo in campionato, 95 a 65 andando a sommare anche Champions ed Europa League. La differenza qui è marcata per i soldi spesi dallo sceicco. La Roma non può permettersi un parco attaccanti del genere, come non se lo può permettere nemmeno il Manchester City o quasi il Barcellona.

In campionato il PSG domina, ma questo non fa notizia. In Europa, invece, soltanto delusioni il che significa che spendere soldi a destra e a manca non porta per forza a risultati di lusso. Lo dimostra anche la Roma che ha centrato la semifinale di Champions League facendo meglio dei parigini in un colpo solo. I francesi dovranno crescere e ancora molto se vorranno alzare la coppa dalle grandi orecchie perché ogni passo che faranno, d’ora in poi, sarà sempre nuovo.

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