Il Romanista – Mille e un motivo per battere il Milan

Roma-Milan è tanti Roma-Milan. Il primo che viene alla mente è l’ultima partita di Franco Baldini da romanista. Era il 20 marzo 2005, alle 18.28 Baldini entrò a registrare a via Teulada la puntata di “Parla con me”, circa un’ora dopo si dirigeva verso l’Olimpico. In tribuna era seduto una fila dietro a Franco Sensi. C’è una foto che immortala quel momento,con il direttore che si sporge verso i presidente e sembra chiedergli: “Parla con me“. Roma-Milan è un discorso interrotto. Quello per antonomasia nei silenzi di Agostino: Roma-Milan è il viaggio che non avrebbe mai dovuto fare.

Ciao grande immenso Agostino Di Bartolomei. Roma-Milan è un saluto a tanti ex diversi,  della storia: Liedolm, Nils Liedholm su tutti, Carlo Ancelotti, Aldo alè Aldo Maldera, Nordahl, Schiaffino, Ghiggia, Sormani, Prati, Cudicini, Vierchowod, Collovati, Buriani, Turone, fino ai Massaro ai Panucci e ai Cafu, fino a Cassano e Aquilani che ex non avrebbe mai dovuto essere. Mexes non ci sarà ed è meglio per tutti: quelle lacrime con la Sampdoria somigliano troppo a quelle altre di Emerson poi depresso perché gli mancava il sole di Torino.

E di Milano. Troppi doppi ex. Troppe magliette. Ma Roma-Milan è stata e per noi sarà ancora la sfida delle bandiere, quella ammainata con rancore a casa sua da Paolo Maldini, quella che sventola fiera diFrancesco Totti. Un uomo, una maglia, una squadra. Oggi ci sarà Daniele De Rossi a portarla alta in campo. Un altro uomo, la stessa maglia, la stessa bandiera. Mille altre saranno intorno. Tanti Roma-Milan giocano in questo Roma-Milan, c’è anche Luis Enrique che rivede, sopra il gomito alto, Tassotti dai tempi di Usa ’94 (forse gli americani qui sono sbarcati apposta): la gomitata gliela può pure perdonare, meno il suo passato laziale. Roma-Milan è oggi, adesso, tra poco, eccolo, ore 18 in questo stadio e intorno quelle mille e mille bandiere. C’è stato un tam tam in settimana: “Vieni allo stadio con una bandiera“. Un’altra cosa da romanista, un’altra cosa romantica, di un calcio che non c’è più se non nel cuore della Curva Sud: che non fa scenografie al calcio moderno, né moine alle televisioni, e dopo i fumoni del derby , tira fuori lo spettacolo sempre e soltanto dal vecchio armadio della nonna. Quanto calcio c’è sotto quella polvere: ci trovi il pallone. L’ultima volta qui loro si permisero di diventare Campioni d’Italia proprio qui. Se non un’onta, sempre qualcosa da spazzare via. A colpi di vento. Di bandiera. A colpi di Roma, colpita ma non affondata a Genova: oggi sarà un Roma-Milan affascinante e rischioso, affascinante perché la Roma si gioca tanto e niente. Tanto perché vincere contro loro (perché il Milan per “noi” sarà sempre un “loro”) significherebbe girarla del tutto questa rivoluzione. Niente, perché la rivoluzione continuerebbe comunque, e comunque continuerà.

Altro che mulini a vento, i milioni e le televisioni di Berlusconi, i blasoni e le tradizioni. Sempre dalla parte di Spessotto – direbbe il poeta – cioè dalla parte della scucchia sbarazzina di Luis Enrique contro la pelata di Galliani, dalla parte della poesia di Sabatini e non delle chiamate di Meani, dalla parte di chi combatte la Tessera del Tifoso e non da Maroni che oltre a fare il ministro di questa repubblica è milanista.
Dalla parte di Baldini che ha girato quasi come i sette messaggeri di Buzzati sette anni per tornare a giocare questa stessa partita, lastessa partita, sempre da questa parte. Roma- Milan è tanti Roma- Milan,ma sempre da questa parte ci troverete: quella dichiva allo stadio con un sentimento da vivere. Portandosi dietro una bandiera.
Il Romanista – Tonino Cagnucci

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