Roma vs Manchester City, contro i più ricchi del mondo tiene solo la difesa. Gli inglesi hanno un attacco atomico

Pagine Romaniste (Y.Oggiano) – Non contano i soldi, non conta quanto si investe sul mercato, quando si guadagna, quante plusvalenze si facciano. Qui conta il campo, esclusivamente il campo, quindi andremo a confrontare, in diverse puntate, i numeri, il piano tecnico e tattico tra la Roma, le top d’Europa e le squadre della Serie A. Si parte dal Manchester City e, conti UEFA a parte, c’è una discreta lotta. La squadra di Guardiola sta facendo il minimo indispensabile per arrivare al secondo posto in Premier League, anche se il prossimo anno non potrà fare la Champions League per via della violazione del Fair Play Finanziario. I giallorossi, invece, stanno lottando con le unghie e con i denti per rientrare nell’Europa che conta e non sarà facile.

DIFESA

Il conto è presto fatto e l’unico reparto che tiene botta è quello composto solitamente da Spinazzola, Mancini, Smalling e Kolarov con il supporto di Santon, Peres e Fazio. La difesa della Roma, dopo un inizio tremendo, è stata registrata da Fonseca fino ad arrivare al top in Italia prima di scendere ancora nel periodo più buio giallorosso, quello invernale dopo la sosta natalizia. Ora le cose sembrano essere tornare alla normalità, o almeno ci si prova. In più c’è Kolarov goleador con 6 reti in stagione. Non perfetto neanche il reparto di Guardiola che, complici infortuni di vario tipo e prestazioni non all’altezza, lascia spesso a desiderare. Walker, Stones, Laporte, Mendy, Otamendi e Cancelo non danno grandissimi sicurezze e questo si rispecchia anche in campionato: 31 gol subiti in 28 partite, di più anche del Leicester che al momento è terzo. In porta c’è Ederson che qualche volta ha tolto le castagne dal fuoco, ma che anche lui ha delle amnesie. Il dato si livella a quello della Roma che ha preso 35 reti in 26 partite di Serie A.

CENTROCAMPO

Da qui l’ago della bilancia comincia a pendere a favore dei Citizens e a fare nettamente la differenza è un certo Kevin De Bruyne. Il talento belga ha servito la bellezza di 16 assist in Premier League ed è di gran lunga il migliore in questo campo. Non solo, visto che a questo aggiunge 8 reti di cui 3 decisive per sbloccare il punteggio dallo 0-0. Sul fattore servizi anche David Silva e Bernardo, più vicini ad un ruolo d’attacco, dicono la loro. Per la Roma il centrocampo è stato sempre un problema sotto il fattore realizzativo. Pellegrini, Diawara, Veretout e Cristante hanno portato poco: 7 gol in totale di cui 3 su calcio di rigore forniti dal francese. Splende la luce del numero 7 per gli assist, 8 vincenti in Serie A e spesso per Dzeko, partner ideale per il ragazzo romano. Diawara e Cristante si dilettano più a rompere e a costruire il gioco.

ATTACCO

Se Aguero è la punta di diamante del Manchester City, Dzeko lo è della Roma. I due si conoscono bene avendo giocato insieme e vinto uno scudetto all’ultima giornata proprio con il club dello sceicco Mansour. L’argentino è il terminale numero uno di Guardiola, il bosniaco quello di Fonseca. 23 gol in 30 apparizioni per il Kun, 15 in 32 presenze per il Cigno di Sarajevo. Ma dietro di loro? Il City mette gente del calibro di Sterling e Jesus, entrambi in doppia cifra in campionato, come detto De Bruyne e poi Mahrez a 7. La Roma latita e va in difficoltà. In questo ultimo periodo si è sbloccato Mkhitaryan che in Serie A è salito velocemente a quota 6 raggiungendo Kolarov. Poi ci sono Kluivert e Zaniolo con 4, quest’ultimo però fuori per la stagione. Il dato dell’olandese migliora se si conta anche l’Europa League. In totale, restando sempre sul tema campionato visto che il City ha giocato più partite, la differenza gol è netta: 68 a 51 per i ragazzi di Guardiola.

In sostanza più si va avanti nel campo e più il gap tra Roma e Manchester City aumenta. Ma c’è un’altra differenza sostanziale: gli inglesi hanno aperto questo ciclo molto tempo fa e cambiano pochi giocatori in ogni finestra di mercato, mentre i giallorossi, da quest’anno, hanno un nuovo tecnico, una nuova mentalità che è stata appresa dai giocatori in questi mesi che ha bloccato anche il processo di crescita. Le carte in regola per fare meglio ci sono tutte, calciatori giovani da far crescere e diventare forti anche. E’ tutto nelle mani di Fonseca per potersela giocare con le migliori del mondo.

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