Roma, la virtù sta nel mezzo

C’era il 4-3-3, che poi è diventato 4-2-3-1, perché improvvisamente i trequartisti non sapevano fare le mezze ali e perché Nzonzi doveva giocare con e non al posto di De Rossi. Alla fine della storia, il centrocampo, che di una squadra è sempre la virtù, si è trascinato dietro molti problemi, tra questi, irrinunciabili, quelli fisici. Ed ecco che De Rossi ha giocato quasi la metà delle partite a disposizione. Pastore, in pratica, non ce l’ha mai avuto nessuno a disposizione perché spessissimo infortunato. Coric è fermo a 45 minuti complessivi, suddivisi tra i 26 contro il Real (ritorno) in Champions e i 19 contro la Spal (andata). Il nuovo centrocampo, in pratica, è diventato quello vecchio, con l’aggiunta di Cristante, filo conduttore di tutta la stagione maledetta, per rendimento (dei centrocampisti e non solo) e per risultati, il più delle volte disastrosi. Anche Nzonzi, come Cristante, ha giocato molto, ma non ha dato ciò che gli allenatori si aspettavano. Le scelte iniziali vanno verso una (unica) direzione: l’insostituibile è Daniele, la sua spalla ideale (almeno per Ranieri) è Cristante, il trequartista è Pellegrini e l’esterno Zaniolo. Lo scrive Il Messaggero.

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