Roma, la sindrome dell’Olimpico

La Gazzetta dello Sport (C. Zucchelli) – A Trigoria tutti sperano che i prezzi popolari, e la vittoria di Verona, possano riempire un po’ lo stadio. Il contorno non aiuta: fa freddo, la partita è di sera, il Benevento è ultimo in classifica, ci sono tante assenze. Ma Eusebio Di Francesco spera che i tifosi dopo i fischi assordanti dell’ultima volta, tornino vicini alla squadra. Al momento sono previsti 30mila spettatori scarsi, forse anche qualcosa meno, ma la Roma ha bisogno, con o senza pienone sugli spalti, di tornare a vincere all’Olimpico. Non succede da un mese e mezzo, dieci giorni prima di Natale, quando sotto l’albero tutti pensavano di trovare, almeno, la possibilità di competere fino all’ultimo per i primi due posti, invece che limitarsi a una corsa per un piazzamento in Champions.

UNA VITA FA – Dal gol di Fazio allo scadere contro il Cagliari del 16 dicembre a quello di Zapata, sempre nel finale, del 28 gennaio, la Roma è uscita dallo stadio di casa con le ossa rotte durante le feste e anche dopo. In campionato ha pareggiato con il Sassuolo e perso contro Atalanta e Sampdoria, in Coppa Italia è stata eliminata dal Torino (vero punto di svolta negativo della stagione), per un totale di quattro partite casalinghe senza successi. Non solo: escluse le partite contro Spal (primo dicembre) e Lazio (18 novembre), la Roma davanti ai propri tifosi, negli ultimi quattro mesi, non è riuscita a segnare più di una rete. Difficile comprenderlo, per una squadra che, a detta del suo allenatore e dei suoi giocatori, scende sempre in campo «per fare la partita».

CALO – D’altronde, che a Trigoria ci sia la crisi del gol è noto a tutti. Quello che in pochi si aspettavano era la difficoltà di rendimento in casa, in uno stadio che, a parte gli ultimi minuti della partita contro la Samp, ha sempre sostenuto Di Francesco e i calciatori, comunque autori, in Champions, di quella che è stata finora la notte più bella della stagione, la vittoria contro il Chelsea. Era ottobre, sembrano passati secoli, stavolta contro la Cenerentola del campionato la Roma potrebbe scendere in campo con un assetto ultra offensivo (Defrel, Dzeko, Perotti e Ünder), ma poi soltanto il campo darà le sue risposte. E i tifosi daranno le loro: non tira aria di contestazione, domenica sera si dovrebbe ripartire dall’incitamento per la squadra.

VOGLIA DI GOL – Alla Roma il compito di scaldare l’ambiente, magari a suon di reti: in campionato, in casa, fino a questo momento ne ha segnate 17 in 12 partite, lo scorso anno ne aveva realizzate il doppio, segnando solo una rete soltanto in un paio di occasioni. Un rendimento che si spiega certamente con la partenza di Salah (7 reti all’Olimpico nella prima parte di stagione) e la crisi di Dzeko (marcature dimezzate), ma che non può non prescindere anche con la difficoltà di Nainggolan di replicare i numeri dello scorso anno. Radja domenica non ci sarà, toccherà allora ai suoi compagni scacciare dalla mente l’incubo chiamato Olimpico.

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