Gazzetta dello Sport – Quel gennaio nero da esorcizzare

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Lo scorso anno un giocatore (Osvaldo) si ripresentò in ritardo, saltando il miniritiro americano; quest’anno, tre giocatori (De Rossi, Destro e Benatia) si sono ripresentati venerdì, saltando gli ultimi giorni di vacanza, altri (tra cui Pjanic) si alleneranno oggi. I presupposti per scongiurare il gennaio nero del 2013, insomma, sembrano esserci tutti. Anche altri romanisti – potenza dei social network – fanno vedere di essere in forma: dopo Castan, anche Dodò (con l’immancabile cocco) si è fotografato dopo qualche chilometro di corsa, gli stessi che dovrà fare domenica, da titolare.

Disastro Non c’era Dodò il 6 gennaio, a Napoli: la Roma, tornata la mattina del 3 in Italia da Orlando, casa Disney, perse 41 una partita mai iniziata. La trasferta americana, nonostante Zeman avesse storto la bocca, era un «dovere » di immagine. Lo sarebbe stato anche quest’anno, ma prima ancora di sentire il parere di Garcia, a Trigoria si sono tutti resi conto che il programma doveva cambiare, vista la classifica e la prima partita in calendario: niente Indonesia a novembre, niente America a Capodanno. Fu un mese da dimenticare, quello: quattro partite di campionato, due sconfitte (al San Paolo e a Catania) e due pareggi (a Bologna e con l’Inter) più una serie infinita di polemiche, screzi, figuracce, e gli unici sorrisi arrivati dalla Coppa Italia. La Roma iniziò il girone di ritorno con De Rossi in panchina, lo sputo di Marquinho sostituito a Catania, l’infortunio di Destro, le dichiarazioni non autorizzate di Stekelenburg («L’acquisto di Goicoechea è stato inutile»), la replica di Zeman («Dove non c’è disciplina non può esserci una squadra. Qui mancano delle regole scritte»), la controreplica di Sabatini («Ci sono alcuni rapporti incancreniti (…); siamo in una fase di studio, che contempla anche l’idea di cambiare allenatore») e il viaggiofarsa dello stesso Stekelenburg a Londra, due giorni prima dell’esonero del boemo, arrivato però il 2 febbraio.

Coincidenze L’unica giustificazione di quel gennaio nero (lo fu anche per Garcia, un punto in tre gare con il Lilla) furono le tre partite su quattro giocate in trasferta. La Roma di Garcia ne avrà due in casa: Genoa e Livorno. Per vincere una partita, Coppa Italia a parte, la Roma dovette aspettare il 16 febbraio, e quel gol di Totti proprio alla Juventus. Che, invece, l’ultima partita in casa l’ha persa contro la Sampdoria proprio il 6 gennaio. Due indizi non fanno una prova, ma inducono all’ottimismo.

 

Gazzetta dello Sport – M.Calabresi

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