Il Messaggero – Solo la Roma

E’ questa la Roma di Luis Enrique. Non solo per il risultato, rotondo e meritatissimo, il 4 a 0 che umilia l’Inter dell’ex Ranieri, prima grande battuta in questa stagione. Per l’idea di calcio che l’asturiano sta coltivando a Trigoria e promuovendo nel nostro campionato. Pressing alto, possesso palla e ritmo elevato. Corsa e tecnica. Difensori che si travestono da attaccanti e punte che si sacrificano in marcatura. Così i giallorossi riscaldano il clima di un pomeriggio insolitamente glaciale per l’Olimpico, sciolgono il gelo che li condizionava dopo tre risultati negativi e raccolgono il massimo nella terza di ritorno: le sconfitte di chi li precede in classifica nella corsa alla zona Champions (meno 7 dal terzo posto), cioè l’Udinese e la Lazio (e ovviamente i nerazzurri), e il rinnovo di Daniele De Rossi, simbolo con Francesco Totti di questo club.

Senza sminuire la quaterna all’Inter, in vetrina va proprio l’annuncio del quinquennale per De Rossi.(…) Il suo rientro, ultima partita il 14 gennaio a Catania, restituisce equilibrio a un assetto che, senza il suo playmaker difensivo, è spesso diventato fragile. Invece, con quello che è sempre più lo stopper aggiunto, la Roma rischia meno e attacca meglio. Dietro c’è lui. Che non è solo la diga. E’ anche la mente che organizza ogni assalto. In pubblico Luis Enrique non dirà mai che un solo giocatore cambia la squadra. Ma per De Rossi può fare un’eccezione. Perché ieri si è visto proprio questo. La Roma, con il ritorno del suo mediano, cancella ogni perplessità sulle gaffe delle ultime partite. E riprende a comandare in campo come nei giorni migliori di questa gestione tecnica, a scrivere il suo copione senza pericolosi strafalcioni. In più, nella circostanza, ogni occasione diventa gol: giallorossi dunque, finalmente concreti, quasi spietati.

Dai quattro gol subiti mercoledì a Cagliari al poker calato contro l’Inter: due partite vicine che sembrano lontane una vita. Stavolta c’è solo la Roma, però. Perché Ranieri, accolto dai fischi del vecchio pubblico, è come se non si presentasse. L’allenatore di San Saba, fedele al 4-4-2, rende la sua squadra più innocua che mai. Quattro mediani a centrocampo, da destra Zanetti, Palombo, Cambiasso e Obi, davanti i due centravanti Pazzini e Milito. Zero aggressività e abituale compitino scolastico, senza prendere nessuna contromisura. E pensare che ultimamente tre allenatori avevano fatto stonare tatticamente il coro di Luis Enrique, anche con sistemi di gioco diversi. Con la difesa a tre nei primi due casi, con il grande lavoro sotto palla e sulle fasce, in assoluto con il pressing sui centrocampisti giallorossi. Ranieri non ne ha tenuto conto. Anzi ci ha pensato a gara compromessa: dopo l’intervallo, fuori anche Pazzini, nonostante i nerazzurri fosser già sotto di due reti, e dentro un altro centrocampista, Poli, per il 4-1-4-1 con Palombo davanti alla difesa.

(…) Nel primo tempo subito tre chance per la Roma con Borini, destro a lato, Lamela e Pjanic fermati solo da Julio Cesar. Il vantaggio al tredicesimo su corner calibrato di Totti, regista offensivo che sfrutta con classe la libertà concessagli: dormita di Maicon e terzo gol stagionale, il secondo di fila di testa, per Juan. Milito in contropiede conclude lento: paratina di Stekelenburg che userà più i piedi per impostare che le mani per parare, protetto bene da Juan ed Heinze. A fine tempo il raddoppio, con un’azione in verticale: De Rossi in avanti per Pjanic che prolunga al volo per Borini. Incursione a sinistra, sterzata e destro verso il palo scoperto per il 2 a 0, con Samuel messo a sedere. Nella ripresa, oltre a Poli per Pazzini, Ranieri si affida anche a Cordoba, sostituendo proprio il difensore argentino.

La Roma chiude subito il match, prima di dedicarsi al possesso palla per non lasciare niente ai rivali, a cui partecipano Josè Angel e soprattutto Taddei: lancio di Juan per Borini che, tenuto in gioco da Maicon, si accentra in area, resiste al ritorno di Lucio che inciampa, e sigla di destro il suo quinto gol in campionato (sesto stagionale) e festeggia la prima doppietta in serie A. A metà tempo terzo cambio di Ranieri: dentro Faraoni per Maicon. Luis Enrique, invece, dà spazio a Simplicio e Bojan, fuori Gago e Lamela, e fa esordire nel finale Piscitella, 19 anni a marzo, per la standing ovation del pubblico a Borini, assatanato pure in fase difensiva. L’attaccante della Primavera vola a sinistra. Dove va al cross per Bojan: stop dello spagnolo in area, piroetta per liberarsi di Cordoba e destro rasoterra per il 4 a 0 al quarantaquattresimo. Bojan si sblocca: è il modo migliore per chiudere il pomeriggio del riscatto giallorosso.

Il Messaggero – Ugo Trani

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