Roma in vendita, Pallotta smentisce: “Sono voci ridicole”

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Il Tempo (A.Austini) – «Non gli fanno fare lo stadio e allora venderanno la Roma». Il chiacchiericcio, sempre più insistente da mesi, nella Capitale fa presto a diventare notizia. Dagospia, il sito «re» del gossip con gole profonde piazzate un po’ ovunque, l’ha sparata ieri mattina: «Da Boston – scrivono – giunge la notizia che Pallotta & soci hanno dato incarico a un loro rappresentante di vendere la squadra giallorossa». Motivo? «Il periodo nero della squadra, guidare una società calcistica decisamente caotica da oltre oceano – spiega Dagospia – il progetto del nuovo stadio a Tor di Valle arenato nei cunicoli del Comune di Roma». A Spalletti dev’esser scappato un bel sospiro: se n’era andato da Trigoria in piena tempesta societaria e non ha fatto in tempo a giocare la prima partita che si è tornati a parlare di un nuovo proprietario. Ma la risposta di Pallotta è talmente netta da rassicurarlo e allontanare in partenza l’ipotesi: «Le voci di un mia vendita dell’AS Roma sono ridicole! Non ho mai e poi mai – ha twittato il presidente mentre all’Olimpico si giocava la gara col Verona – parlato dell’idea di vendere». Pallotta controlla attraverso due distinte società il 100% di Neep Roma holding, a sua volta proprietaria del 78% del club. Il resto delle azioni è in mano ai piccoli investitori. In un messaggio privato il presidente ha aggiunto: «That’s insane, you’re stuck with me», che si può tradurre così: «Questa è follia, non vi libererete di me e dovrete sopportarmi». Qualche minuto prima era toccato al dg Baldissoni smentire Dagospia: «Di vero c’è davvero poco. Premesso che non sono il proprietario della Roma, e quindi potrei non essere tenuto a saperlo, dai discorsi quotidiani che facciamo con Pallotta – racconta il dirigente reduce da una settimana di riunioni a Miami – direi che questa indiscrezione è molto poco credibile, visto che pianifichiamo progetti da qui ai prossimi vent’anni».

Insomma l’imprenditore di Boston non pare avere la minima intenzione di cedere lo scettro, anche se è chiaramente deluso dai risultati sportivi e colpito dalle critiche dei tifosi. Da ieri gli americani si chiedono anche cosa si nasconda dietro l’uscita di una notizia che tra l’altro riguarda una società quotata in Borsa. Manovre politiche? Un’opera di disturbo? O, più semplicemente, un’informazione distorta e filtrata da qualcuno? «Ma se siamo stati una settimana intera a lavorare per tutte le strategie del futuro come può uscire una cosa del genere?» si interrogano Pallotta e i suoi più stretti collaboratori. Oltre a decidere il cambio di allenatore, a Miami (dove da due giorni è volato il Ceo Zanzi) sono stati affrontati i vari aspetti legati al business del club. A partire dal progetto del nuovo stadio, tanto che si sono riuniti attorno a un tavolo con Pallotta il costruttore Luca Parnasi e tutti i capi progetto delle varie società coinvolte nell’operazione a Tor di Valle. A questo punto si prevede la consegna del dossier in Regione nelle prossime settimane, anche se una scadenza ufficiale non è stata fissata dopo i tanti rinvii del passato. Una volta recapitato il plico a chi di dovere, verrà convocata la Conferenza di servizi decisoria che avrà 180 giorni per approvare il progetto. I rallentamenti sono dovuti da una parte a ragioni tecniche, legate alla complessità dell’opera, dall’altra economiche: c’è bisogno di reperire acquirenti per tutte le strutture che dovranno poi essere gestite attorno allo stadio. Ma la notizia dell’imminente partnership tra il costruttore Pizzarotti e Parnasi, a prescindere da un diretto coinvolgimento dell’imprenditore di Parma nella costruzione dello stadio, sembra aver riportato un’aria di ottimismo sul progetto. Quando le carte complete saranno finalmente presentate nelle sedi competenti, la risposta a chi ipotizza un Pallotta in uscita sarà ancora più concreta.

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