Roma, il piano B per la Champions

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Il Messaggero (U.Trani) – Garcia ha avuto coraggio. Suonerà anche strano: per riprendersi il secondo posto, ha fatto il classico passo indietro. Non è andato all’attacco, ma si è difeso. Per vincere ha mostrato l’altra faccia della Roma. Lo ha fatto due volte di fila: 6 punti (5 gol fatti, 0 subiti) e controsorpasso. Francese sì e quindi presuntuoso. Non autolesionista, però. Di qui l’atteggiamento umile e operaio, non più spavaldo. Certificato dal sistema di gioco: il 4-1-4-1 nel secondo tempo con il Sassuolo e il 4-4-2 nella ripresa contro il Genoa. Per ritrovare, oltre all’equilibrio, la solidità. E mettere in cassaforte, una volta in vantaggio, il risultato. Facile a dirsi, non a farsi. Complimenti doppi: restaurazione e realismo.

PRIMA MOSSA – Anche se Rudi ha pensato subito di proteggere meglio De Sanctis (sono diventati 17 i match chiusi senza prendere reti), ha cambiato soprattutto davanti. Nelle ultime 2 gare sono rimasti fuori Ljajic e Totti, interpreti che preferiscono avere la palla addosso e non riceverla in profondità. Si è affidato ai suoi contropiedisti Gervinho, Ibarbo e Doumbia: in corsa, a Iturbe. Il raccolto dei quattro, fino alla gara di mercoledì a Reggio Emilia, era deprimente: 3 reti incampionato. Gervinho, 2 gol, è a digiuno dal 30 novembre (nel 2015 ha fatto centro in Coppa d’Africa e in Europa League) e Iturbe, 1 rete, dal 5 ottobre (nel nuovo anno ha festeggiato solo in Coppa Italia). Totti e Ljajic, invece, sono i migliori realizzatori: 6 gol il primo (ultimo attaccante ad aver firmato una doppietta) e 8 l’altro. Garcia ha dato la priorità alla corsa, rinunciando alla qualità. E l’azzardo ha pagato: chapeau.

SECONDA MOSSA – Rudi, per la prima volta in questa stagione (l’anno scorso in per due), ha confermato la formazione della partita precedente. Ma, più che puntare sugli interpreti, ha deciso di modificare il sistema di gioco durante la gara. Anche in questo caso ha valutato bene la condizione generale della squadra e si è comportato di conseguenza. E’ vero che Florenzi, con l’accelerazione all’ultimo respiro contro il Genoa, ha dimostrato di essere fisicamente al top. Ma gran parte dei suoi compagni reggono mezza partita o forse poco più. Serve il turnover mirato, cioè durante la partita, e l’organizzazione ragionata, a seconda delle caratteristiche dei giocatori utilizzati. La prova generale a Reggio Emilia: avanti di 2 gol nel primo tempo, ecco il passaggio, dopo l’intervallo, dal 4-3-3 al 4-1-4-1, con De Rossi regista e con Gervinho e Ibarbo sui lati. E il finale con il 4-4-2. Occhio ai cambi, simili nelle due gare: il primo a uscire è sempre stato l’apripista Doumbia. Contro il Sassuolo il centravanti ha lasciato il posto a Yanga-Mbiwa. Per alzare Florenzi da esterno di centrocampo e Gervinho da prima punta. A seguire dentro Keita per Florenzi, con Nainggolan usato sulla fascia. In chiusura fuori Pjanic e dentro Iturbe, da usare accanto a Gervinho. Domenica all’Olimpico il bis, nella ripresa. Per difendere la rete di Doumbia che si è arreso dopo un’ora. Il primo a entrare, due giorni fa, è stato l’ultimo di Reggio emilia: Iturbe. Nel 4-4-2 è toccato a Pjanic allargarsi a sinistra (in fase offensiva ha recitato da trequartista), con Ibarbo abbassato a destra.

TERZA MOSSA – La Roma, come spesso gli è accaduto da dicembre a oggi, non riesce a essere brillante per tutta la gara. Senza ritmo, diventa vulnerabile. Garcia, contro il Genoa (sicuramente più attrezzato del Sassuolo), ha deciso di mettere due difensori in più: Yanga-Mbiwa per Pjanic, con Florenzi spostato sulla linea dei centrocampisti (a sinistra e, in seguito, a destra), e Holebas per Ibarbo. In campo, prima di realizzare il 2 a 0, davanti al portiere De Sanctis addirittura 3 stopper, cioè Manolas, Astori e Yanga Mbiwa; 3 terzini Torosidis, Holebas e Florenzi, più De Rossi a coprire la linea arretrata. In attacco sempre le due frecce Iturbe e Gervinho, come negli ultimi minuti a Reggio Emilia. Non fa niente che i due siano nel loro momento peggiore. Servono per ripartire. Non a caso la Roma ha lasciato, per tutto il match, la superiorità nel possesso palla al Genoa. Difesa e contropiede da tre punti. Rudi è partito quest’anno con il 4-4-2 solo all’Allianz Arenza: il 5 novembre, nella seconda gara contro il Bayern Monaco, l’obiettivo fu limitare i danni (finì 2 a 0 per i campioni di Germania), riconoscendo lo spessore della superpotenza di Guardiola dopo il 7 a 1 dell’Olimpico. Cinque mesi dopo, il tecnico giallorosso ha capito che andare direttamente in Champions bisogna guardare al risultato più che alla prestazione. Con il piano B, meno spettacolare e più efficace. Per la cronaca: Ljajic e Totti, a Monaco, rimasero in panchina. Come mercoledì a Reggio Emilia e domenica all’Olimpico.

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