Roma, giochi di strategia

Il Messaggero (M.Ferretti) – Digerita la pizza di mercoledì sera, James Pallotta ieri pomeriggio – anticipando i tempi – ha lasciato Roma. E, assicurano, tornerà nella Capitale soltanto quando sarà già ufficiale il nome dell’allenatore della prossima stagione. Lui, del resto, quello che doveva fare l’ha fatto a due passi da via Veneto, cioè radunare tutti i suoi uomini, Franco Baldini compreso, e confermare a Luciano Spalletti l’intenzione di affidargli la Roma anche nelle prossime stagioni. Lucio, come era facilmente prevedibile, anche al ristorante San Marco ha rinviato ogni decisione sul suo futuro alla fine della stagione. A mister Jim, in pratica, il tecnico ha ribadito che prima di dare una risposta vuole verificare i risultati ottenuti dalla sua squadra. La risposta, insomma, non arriverà prima di metà maggio o giù di lì. La Roma non gli ha messo fretta, non gli ha dato alcun ultimatum: caro Luciano, prenditi tutto il tempo che vuoi. Metter fretta ad uno come Spalletti, ne converrete, sarebbe stato un clamoroso autogol tattico. Non solo, però: la Roma, così facendo, si è messa nella condizione di poter dire pesantemente la sua al momento della risposta di Spalletti. Questo significa che, da qui alla fine della stagione, la dirigenza sulla base dei risultati potrebbe cambiare l’opinione su Spalletti. Traduzione: se adesso tu per noi sei la prima scelta, tra un paio di mesi saranno i risultati a confermalo o meno. Generalizzando un po’: resti perché hai vinto oppure non resti perché non hai vinto. Che somigliano molto al resto se vinco di Lucio.

PORTO FRANCO – La presenza intorno al tavolo di Baldini, consulente di Pallotta ma soprattutto amico di Spalletti, ha avuto il sapore di un’ulteriore apertura del bostoniano nei confronti del tecnico. Come dire: noi siamo questi e siamo tutti dalla tua parte. Ma un contratto, e a certe cifre, non si fa soltanto in virtù di un’amicizia. Bisogna innanzi tutto essere convinti di legarsi e, lo dicono i fatti, il meno convinto per ora è Spalletti. Ma, come abbiamo detto, non è (più) il solo. Ecco perché la faccenda del contratto del tecnico (o della scelta della Roma dell’allenatore: fate voi) sta diventando sempre più una partita a scacchi. La società, ormai è chiaro, dopo aver offerto invano in tutte le salse la possibilità a Spalletti di rinnovare, adesso si vuole giocare la partita senza lasciare completamente il pallino nelle mani dell’allenatore. Ecco perché a Trigoria, pur corteggiando Lucio, si stanno guardando attorno. Per non farsi trovare impreparati in caso di “no”, e – come detto – non solo del tecnico. E senza grossi affanni, per il momento, sapendo che nei prossimi mesi cambieranno le panchine di tante grandi squadre, con allenatori liberi (e magari oggi ancora sotto contratto…) che farebbero tranquillamente al caso della Roma. Qui non si tratta di fare nomi, adesso non è il caso di farli. Tutto questo, se non altro, porta ad inserire anche Spalletti nel potenziale valzer panchinaro d’Europa. Nel senso che Lucio è uno che piace alla Roma, ma piace parecchio anche ad altre società. La novità, insomma, è che se Spalletti non ha fretta, da mercoledì sera non alcuna fretta neppure la Roma. E un abbraccio, si sa, può essere anche di addio.

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